Di fatto l’energy manager è il tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia e rappresenta oggi una figura sempre più ricercata. Ecco che cosa sapere a riguardo.
Oggi le tematiche legate alla protezione dell’ambiente e al risparmio dell’energia sono sentite più che mai, tanto che sempre più aziende da tempo hanno deciso di percorrere la via del green e dell’ecosostenibilità.
La scelta è dipesa fondamentalmente da due specifiche ragioni: da un lato promuovere direttamente una logica e un programma mirato al risparmio delle risorse e alla drastica riduzione degli sprechi, dall’altro mirare a quel target di consumatori sempre più attenti ai temi dell’ambiente e dell’energia e che, dunque, preferisce comprare prodotti o servizi da un’azienda che li eroga o li produce con una consapevolezza ’green’.
Alla luce di questo contesto, non sorprende che stiano emergendo varie figure professionali che ruotano attorno ai cd. green jobs e, tra esse, vogliamo qui considerare da vicino l’energy manager. Chi è in concreto questo esperto sempre più ricercato dalle aziende? Cosa fa e perché importante? E inoltre, come si fa a diventare energy manager e quali requisiti servono? Lo vedremo nel corso di questa guida rapida, dando un’occhiata anche a quanto guadagna detto professionista, perché ovviamente anche il lato retributivo ha il suo peso nella scelta del lavoro da svolgere in futuro.
Energy manager: come diventarlo, requisiti e opportunità di guadagno
Energy manager: il profilo
Onde aver ben chiaro il perché dell’importanza della figura dell’energy manager in azienda, occorre anzitutto dare una definizione della sua figura professionale. Di fatto, l’energy manager è un tecnico che ha la responsabilità per quanto attiene alla conservazione e all’utilizzo razionale dell’energia, è garante dell’ottimizzazione dei costi e dell’efficienza dei consumi.
Nel nostro paese, l’energy manager corrisponde alla figura professionale del «tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia» prevista dalla legge n. 10 del 1991.
Come sopra accennato, grazie al progressivo sviluppo di tutti i settori della green economy, anche la figura dell’energy manager si evolve, andando a svolgere una funzione cardine nel sistema di gestione energetica. Tant’è che oggigiorno è sempre più in voga la figura dell’energy manager qualificato, che lavora per le organizzazioni certificate ISO 50001.
Di fatto siamo innanzi ad un profilo di alto livello, con competenze manageriali, tecniche, economico-finanziarie, legislative e di comunicazione. Il suo ruolo è quello di supportare i decisori aziendali per quanto attiene alle politiche e alle azioni collegate all’energia.
Da rimarcare che l’efficienza energetica rappresenta una delle tematiche del presente e del futuro per aziende, enti e comuni di qualsiasi grandezza, e ciò vale a maggior ragione oggi - in considerazione del boom dei prezzi dell’energia. Insomma, dotarsi di un energy manager è un passo fondamentale (e talvolta obbligatorio) per la vita di un’azienda.
Le funzioni di un energy manager in sintesi
Come appena accennato, siamo innanzi ad un un professionista che lavora nell’ambito della gestione energetica, in aziende o enti, occupandosi soprattutto di svolgere i seguenti compiti:
- analisi dell’energia;
- controllo dei consumi energetici;
- gestione delle risorse energetiche;
- ottimizzazione dell’utilizzo dell’energia;
- attuazione di progetti mirati al risparmio delle risorse;
- redazione dei bilanci energetici;
- scelta degli investimenti energetici;
- ottenimento di sgravi fiscali.
Ecco perché il ruolo di energy manager si rivela cruciale: da una parte contribuisce alla riduzione del sostentamento energetico delle aziende; dall’altra conduce queste ultime ad uno sviluppo ecosostenibile.
La formazione dell’energy manager
Le norme vigenti in materia indicano una serie di tappe clou per la formazione di un energy manager. Vediamo in sintesi quali sono:
- laurea in ingegneria;
- pluriennale attività tecnica professionale successiva alla laurea;
- esperienza nel campo degli studi di fattibilità e della progettazione di massima di sistemi per la produzione e l’utilizzo dell’energia;
- buona conoscenza delle tecnologie più avanzate nel settore
Seppur non obbligatori, sono assai consigliati i corsi di formazione ad hoc per energy manager. Detti corsi aiutano il professionista a sviluppare le competenze tecniche e le conoscenze teoriche utili al ruolo, consentendogli di arricchire il proprio bagaglio professionale. In particolare detti corsi, se accreditati, permetteranno all’interessato di ottenere un’attestato di certificazione delle competenze acquisite.
In ogni caso, vero è che il bagaglio di conoscenze e competenze di un energy manager affidabile deve essere periodicamente aggiornato, grazie alla partecipazione a corsi di aggiornamento professionale continuo, nei quali peraltro è possibile confrontarsi con altri professionisti.
Energy manager: i requisiti di questa figura professionale
Non vi sono particolari dubbi a riguardo. Quello dell’energy manager è un profilo poliedrico, che insieme alle competenze tecniche ed organizzative, deve possedere una effettiva capacità comunicativa, per gestire i rapporti interpersonali con interlocutori di vari ambiti professionali: contabile, finanziario, legale, sindacale ecc.
Si tratta di un professionista che, tra i requisiti, deve avere conoscenze nel campo della termodinamica, elettrotecnica, fonti rinnovabili, valutazione degli investimenti, dimestichezza con la contrattualistica, conoscenza dei mercati energetici, legislazione energetica e ambientale.
Non solo: interagendo con numerosi figure sia interne che esterne all’azienda o ente, è auspicabile il possesso di capacità comunicative, empatia, leadership, pensiero critico, attitudine al lavoro in squadra, carisma. Altre doti come la resistenza allo stress e la capacità di problem solving completano il quadro dei requisiti specifici per questa figura professionale.
Energy manager: dove lavora?
L’energy manager solitamente lavora come dipendente in aziende di grandi dimensioni, attive nei più diversi settori: dal commercio all’industria produttiva, fino ad arrivare alle grandi realtà del settore utilities come i fornitori di energia elettrica e gas naturale, ed alla PA.
Non solo. In alternativa al lavoro subordinato, un energy manager può scegliere la strada della consulenza, lavorando come libero professionista in materia di risparmio energetico e sostenibilità ambientale per imprese, organizzazioni ed enti pubblici.
Le norme di legge vigenti indicano in particolare quando è obbligatorio nominare un tecnico responsabile per la conservazione e l’utilizzo razionale dell’energia, fissando che debba farlo ogni azienda rientrante in una delle due seguenti categorie:
- aziende dell’ambito industriale che nell’anno anteriore hanno avuto un consumo energetico al di sopra delle 10.000 tonnellate equivalenti di petrolio;
- aziende del settore civile, terziario e dei trasporti, le quali nell’anno anteriore hanno avuto un consumo energetico al di sopra delle 1.000 tonnellate equivalenti di petrolio.
Tutti i soggetti tenuti a nominare l’energy manager debbono ovviamente precisarne i compiti nel dettaglio.
Il dovere di nomina ha trovato poi conferma nella circolare MiSE del 18 dicembre 2014, che include una sezione ad hoc per descrivere i «soggetti obbligati» - dell’ambito privato o pubblico — con o senza personalità giuridica. Tra essi vi sono ad esempio
società per azioni, fondazioni, consorzi, associazioni, enti locali.
Qual è il compenso per il lavoro dell’energy manager?
Veniamo infine agli aspetti di natura economica, che certamente interesseranno a tutti coloro che vogliono intraprendere questo percorso professionale. Ebbene, si stima che il reddito annuo di un energy manager oscilla tra un minimo di circa 30mila euro e un massimo di circa 60mila euro. Ma attenzione: il compenso del singolo professionista varia in base a fattori come la sua esperienza e l’azienda in cui trova lavoro.
In linea generale, possiamo aggiungere che a inizio carriera un energy manager, dopo aver svolto i primi anni di esperienza, può conseguire uno stipendio sui 30.000 euro, ma può anche raddoppiare a metà carriera. Soprattutto l’esperienza farà la differenza, e un rinomato manager dell’energia a fine carriera potrà guadagnare anche cifre vicine se non superiori ai 100mila euro annui. Specialmente nell’ambito dei green job, i compensi sono più che soddisfacenti.
In precedenza abbiamo detto che un energy manager può anche lavorare non come dipendente, ma come consulente esterno. Ebbene, in dette circostanze, il guadagno annuo sarà assai variabile, in quanto in via diretta sarà legato al numero di consulenze compiute nell’arco dell’anno e al compenso richiesto per ciascun singolo intervento.
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