Eni: la Saipem nel primo semestre ha subito perdite da 920 milioni. Nel piano di rilancio dell’azienda è previsto il licenziamento di 8.800 lavoratori. I dettagli.
La Saipem è in crisi, e migliaia di lavoratori rischiano di perdere il posto; infatti, la Saipem, società controllata dall’Eni e operante nel settore della prestazione di servizi per il settore petrolifero, ha approvato la Relazione Finanziaria Semestrale consolidata al 30 giugno 2015, e i risultati sono preoccupanti.
Dalla Relazione emerge una situazione complicata, poiché la Saipem nell’ultimo semestre ha subito grosse perdite e per evitare il peggio sarà costretta a prendere delle decisioni drastiche.
Nei primi sei mesi del 2015, la Saipem ha subito delle perdite del valore di 920 milioni di euro, dopo aver registrato svalutazioni per 929 milioni di euro.
Da questi numeri emerge una realtà drammatica, e la Saipem ha fatto sapere che è in corso un processo di trasformazione, in modo che la società controllata dall’Eni possa risollevarsi.
L’amministratore delegato della Saipem ha dichiarato che in questo incisivo piano di rilancio saranno prese delle scelte difficili, tra cui un maxi taglio del personale.
Saipem, i numeri della crisi
Saipem ha chiuso il primo semestre del 2015 con una perdita di 920 milioni, dopo che nello stesso periodo dello scorso anno il semestre era stato chiuso con un utile di 136 milioni.
Questa perdita è la conseguenza delle svalutazioni di 929 milioni compiute dalla società sia sul capitale investito sia su quello immobilizzato.
La Saipem in questo semestre ha visto salire di un miliardo il debito netto: da 4.424 milioni del 31 dicembre a 5.531 milioni.
In calo anche le acquisizioni di nuovi ordini (da 13.132 milioni nel primo semestre del 2015 ai 3.500 milioni attuali) e il portafoglio ordini residuo (22.147 milioni nel 2014, 19.018 milioni adesso).
Visti questi dati la Saipem è stata costretta a rivalutare gli obiettivi del 2015: il debito atteso passa dai 4 ai 5 miliardi, mentre l’ebit a -250 milioni rispetto le previsioni di 500 milioni.
Saipem, la causa della crisi
L’amministratore delegato della Saipem, Stefano Cao ha individuato nel repentino calo del prezzo del petrolio la causa principale della crisi della società:
“Il repentino calo del prezzo del petrolio ha creato una discontinuità significativa, che non prevediamo riassorbirsi nel breve-medio periodo e che ha portato a un sempre più marcato irrigidimento dei clienti sulla gestione operativa e commerciale dei contratti”.
Saipem, il piano per uscire dalla crisi
Stefano Cao ha spiegato quali saranno le tappe future per il rilancio della Saipem:
- riduzione della forza lavoro dell’azienda, pari a 8.800 persone;
- ridimensionamento delle operazioni produttive in alcuni paesi, tra i quali Canada e Brasile;
- dismettere 5 mezzi navali poiché non assicurano “opportunità commerciali nel mutato contesto”;
- aumentare la rapidità e l’efficienza delle operazioni tramite un processo di revisione dell’organizzazione aziendale.
Questi provvedimenti sono necessari per rispondere in modo efficace ai mutamenti del mercato e alle nuove esigenze dei clienti. Infatti, secondo l’amministratore delegato della Saipem, con il nuovo piano di rilancio l’azienda risparmierà 1,3 miliardi di euro tra il 2015 e il 2016.
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