Nel pieno della crisi del gas, Erdogan torna a esultare per una scoperta nel Mar Nero. La Turchia si rafforzerà proprio grazie alla materia prima? Perché la strategia del gas mina la pace europea.
Mentre l’Europa si deprime per la carenza di gas, Erdogan canta vittoria e sbandiera ancora le recenti scoperte nel Mar Nero davvero strategiche.
Nello specifico, il giacimento scovato poco tempo fa, già nel 2023 potrebbe avere una capacità di produzione annuale iniziale di 3,5 miliardi di metri cubi di gas.
E per rispondere al bisogno di materie prime così preziose, vista anche la crisi attuale, Erdogan potrebbe presto accelerare le esplorazioni nel Mediterraneo, riaccendendo scintille di guerra pericolose.
Così la Turchia punta sul gas nazionale
Un giacimento di gas naturale scoperto di recente nel Mar Nero è destinato a fornire quasi un terzo del fabbisogno interno della Turchia quando raggiungerà la capacità di produzione massima entro il 2027, ha affermato il ministro dell’Energia Fatih Donmez.
L’annuncio è di grande importanza, considerando anche la crisi energetica attuale europea e mondiale.
Ankara potrebbe spingere per fare in modo che il giacimento produca circa 15 miliardi di metri cubi all’anno entro quattro anni dalla prima produzione, ovvero un quarto dell’attuale produzione dell’Unione Europea.
La compagnia energetica statale Turkiye Petrolleri AO prevede di perforare 40 pozzi in quattro fasi nel giacimento di Sakarya, che si stima abbia riserve di gas recuperabili di circa 540 miliardi di metri cubi.
Erdogan ha pubblicizzato la scoperta, la più grande di sempre nel Mar Nero, come una spinta all’economia turca da 765 miliardi di dollari.
La Turchia mira a tagliare la sua bolletta energetica annuale di circa 44 miliardi di dollari riducendo la sua dipendenza dalle importazioni, che attualmente rappresentano quasi tutto il consumo di gas del Paese.
Si prevede che la domanda interna di gas aumenterà di un quarto per raggiungere i 60 miliardi di metri cubi quest’anno, mentre deve affrontare una minore produzione di energia idroelettrica per il clima secco e a causa dell’aumento dei prezzi del carbone.
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La supremazia del gas passa per il Mediterraneo
Se l’intento di Erdogan è di rafforzare la sua immagine anche grazie alla risorsa nazionale del gas (con lo scopo di essere rieletto nel 2023), non c’è dubbio che riprenderà le sue esplorazione anche nel Mediterraneo.
La mossa, però, potrebbe riaccendere tensioni con Cipro e Grecia, come già successo nel 2020. All’origine del contendere c’è il memorandum d’intesa sui confini marittimi firmato da Turchia e l’allora Governo libico di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli. In base a tale intesa, Erdogan rivendica il diritto di esplorare risorse minerarie marine in una parte di mare che la Grecia considera la propria Zona Economica Esclusiva.
La situazione, seppure tornata in equilibrio, non si è mai risolta con un accordo ufficiale. E la sete di gas di Erdogan, in cerca di consenso specialmente su temi economici, potrebbe riaccendere le scintille nel Mediterraneo.
A testimonianza di un clima da guerra, solo una settimana fa la Grecia ha protestato contro i turchi per attività di pesca illegale nelle acque rivendicate come proprie.
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