Gli analisti della banca Usa pensano che la competizione con altre crypto possa logorare Ethereum nel lungo periodo, rendendo il prezzo più volatile.
Un rapporto pubblicato dalla banca d’affari americana Morgan Stanley ha messo in luce una serie di elementi che minerebbe il dominio di Ethereum nel settore degli smart contract e della finanza decentralizzata, tra i quali spiccano l’inasprimento della concorrenza a opera di altre criptovalute e i problemi sul fronte della scalabilità.
Il parere dell’eminente istituto di credito arriva in un momento non buono per la crypto: in una settimana il prezzo di ETH ha perso più dell’11%, e ha toccato il quarto valore più basso da inizio anno. Gli esperti sono convinti che il calo di Ethereum - e più in generale di tutti i principali crypto asset - sia attribuibile alle tensioni tra Russia e Ucraina, ma non si esclude che nei prossimi mesi molti trader possano decidere di ridurre la loro esposizione a Ethereum, anche in funzione dell’analisi di Morgan Stanley
La concorrenza minaccia Ethereum: l’analisi di Morgan Stanley
Nel report intitolato «Cryptocurrency 201: What Is Ethereum?», la banca Usa Morgan Stanley ha sottolineato come la crypto creata da Vitalik Buterin possa uscire danneggiata dalla competizione con le c.d. «Ethereum killers», ovvero quelle valute digitali, basate sui contratti intelligenti, che stanno raccogliendo sempre più consenso nel settore della DeFi e nel fiorente mercato degli NFT.
“Ethereum si trova ad affrontare una maggiore concorrenza nel mercato degli smart contract rispetto a quella che può incontrare Bitcoin nel mercato delle riserve di valore. Ethereum potrebbe perdere quote nel mercato delle piattaforme basate sugli smart contract, a favore di alternative più rapide o più economiche”.
Le alternative delle quali si fa menzione sarebbero in particolare Cardano, Solana e Binance Coin, seguite da crypto come Polkadot e Avalanche. Gli esperti di Morgan Stanley sono inoltre convinti che nei prossimi anni sorgeranno molte nuove criptovalute dirette rivali di ETH e che le regolamentazioni normative in ambito DeFi potrebbero limitare il raggio d’azione di Ethereum.
“Se la regolamentazione o la legislazione ridurranno il numero delle transazioni, la domanda di Ethereum potrebbe diminuire”.
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Ethereum e la questione della scalabilità
Un’ulteriore criticità per Ethereum sono i costi di transazione, che si mantengono ancora troppo alti per poter rappresentare una valida alternativa a Bitcoin. Gli esperti hanno chiarito che il divario tra le fee di ETH e quelle di BTC si deve al principale utilizzo della blockchain di Ethereum: com’è noto, l’infrastruttura è sfruttata soprattutto per la creazione e la gestione di applicazioni decentralizzate e non-fungible token. Di conseguenza, su di essa sono archiviati e trasferiti moltissimi dati, che concorrono ad accrescere il costo di ogni singola transazione.
Nel report di Morgan Stanley si legge che la crescita della rete di ETH sarà seguita da nuovi incrementi dei costi di transazione, a meno che non vengano adotate soluzioni in grado d’implementare la velocità di trasferimento delle informazioni. In questo frangente, gli analisti hanno espresso un parere positivo nei confronti di Solana, criptovaluta da tempo oggetto d’interesse per via della velocità e della scalabilità della sua tecnologia.
“Solana, la quinta crypto del mercato, è progettata per consentire transazioni di contratti intelligenti più veloci ed economiche”.
Tuttavia, la banca Usa chiarisce che nel lungo periodo l’utilizzo della blockchain in ambito commerciale potrebbe non essere sostenibile, dato che l’aumento del numero di transazioni determinerebbe il naturale innalzamento delle fee.
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