L’Euribor a tre mesi ha virato in negativo. Questo potrebbe portare dei cambiamenti al calcolo del mutuo a tasso variabile, ma le banche potrebbero cercare di «barare». Ecco come tutelarsi
La maggior parte dei mutui a tasso variabile stipulati dai cittadini sono agganciati all’Euribor a un mese e all’Euribor a tre mesi. Lo scorso gennaio, il tasso interbancario a 1 mese è sceso a -0,002%. Oggi è arrivata un’altra svolta storica. Per la prima volta dalla sua prima definizione, l’Euribor a tre mesi ha infatti virato in territorio negativo, scendendo a -0,001%.
A questo punto, le banche si trovano sempre più in difficoltà. In passato infatti, l’eventualità che i tassi interbancari arrivassero sotto zero, non era stata neanche contemplata dai vari istituti e nessuno di essi aveva provveduto a «tutelarsi» in sede di stipula dei contratti di mutuo. Il Quantitative Easing però ha cambiato le carte in tavola.
Ricordiamo che per calcolare la rata di un muto a tasso variabile, di mese in mese si somma allo spread (la percentuale fissata dalla banca a inizio del contratto che rappresenta il guadagno lordo degli istituti su un prestito) il tasso di indicizzazione scelto. La discesa di entrambi gli Euribor sottozero significa che, tecnicamente, il tasso dei mutui ancorati ad esso, per le rate future, dovrebbe essere inferiore allo spread.
Ma, tenendo conto che il Tasso Annuo Nominale del mutuo è il risultato della somma tra Euribor e Spread, nel momento in cui il primo vira in negativo, le banche si comporteranno di conseguenza o proveranno a «barare»? La risposta più probabile sembra essere, neanche a dirlo, la seconda.
Prima di spiegarvi come e perché occorre fare una precisazione: rispetto al valore di riferimento calcolato, le banche applicano sempre uno spread più alto di qualche decimale di punto in negativo finora registrato sul benchmark, allo scopo di mantenere in ogni caso una base di profitto. Profitto però che, con l’Euribor a uno e a tre mesi negativo, rischia di essere sostanzialmente ridotto. A questo punto, per risolvere il problema, molti istituti sin dallo scorso gennaio stanno cercando di aggiornare moduli e contratti, inserendo delle clausole secondo le quali tasso non potrà scendere sotto il valore dello spread
Lo ha giò fatto, per esempio, Deutsche Bank, che ha aggiunto ai propri contratti una clausola secondo la quale, a prescindere dalla quotazione dell’Euribor a tre mesi, per calcolare il tasso di interesse del mutuo, il suddetto valore non potrà in ogni caso essere inferiore a una soglia dello 0,01%.
Traducendo la «postilla» in parole povere: se l’Euribor si trova in territorio positivo, non cambia nulla, se invece vira in negativo il calcolo verrà effettuato sempre su una soglia pari a +0,01%.
Il consiglio più adeguato per i mutuari sembra essere quello di recarsi allo sportello del proprio istituto di riferimento e chiedere con quali parametri verrà effettuato il calcolo. Nel caso in cui il proprio contratto non preveda nessuna clausola, l’Euro negativo dovrebbe essere sottratto allo spread e il tasso finale del mese su cui calcolare la rata dovrebbe dunque risultare più basso.
Attenzione però: molti istituti, «spaventati» dai tassi negativi, potrebbero cercare di rinegoziare in corsa il contratto stipulato con il cliente. Prima di accettare qualsiasi proposta al buio, è bene informarsi. Approfittare di benefici derivanti dal Quantitative Easing, che ha causato un ribasso generalizzato di tassi e rendimenti (Euribor compreso), potrebbe essere un’occasione da non perdere.
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