Mario Draghi interviene al vertice Ue ed esclude il rischio recessione. Per il governatore della Bce aziende private devono preparasi a una potenziale no-deal Brexit
Analizzando l’attuale situazione economica dell’Europa, il governatore della Bce Mario Draghi ha escluso la possibilità per i paesi dell’Ue di entrare in recessione.
Per Draghi, quello a cui stiamo assistendo, in questi ultimi tempi, è una “debolezza protratta e un’incertezza pervasiva”, ma non si può parlare ancora di recessione, la cui probabilità è molto bassa. Lo ha detto oggi ai capi di governo, durante il vertice europeo in corso ieri e oggi a Bruxelles.
Draghi rassicura i leader, basso rischio di recessione per l’Europa
Nessuna recessione, ma un’incertezza e una debolezza protratta. Così Mario Draghi, presidente della Bce, ha definito la situazione economica dell’Eurozona. Per il numero uno di Bce il rallentamento dell’economia europea si inquadrerebbe in un contesto negativo più ampio, dovuto a un freno generalizzato di quella globale.
I fattori che hanno causato questa decelerazione sono diversi: tra questi una crescita della Cina più debole e la frenata subita dal commercio internazionale. Tuttavia, fino a oggi, l’effetto sulla domanda interna, ovvero sui consumi e sugli investimenti, è ancora limitato.
“Non siamo in recessione e la probabilità di entrarvi è tuttora piuttosto bassa, serve un grado considerevole di accomodamento monetario”,
ha commentato. Quello che, oggi, deve invece preoccupare è la possibilità di una no-deal Brexit, che, secondo il governatore, potrebbe avere sull’economia della zona euro effetti decisamente più nefasti.
Se la Brexit ha conseguenze minime sull’economia reale dell’area euro nel suo insieme, non vale lo stesso per i singoli Paesi dell’Unione, alcuni potrebbero essere più esposti di altri.
Mentre le “autorità e le banche centrali sono pronte”, ha detto ancora Draghi, le aziende private di Gran Bretagna e Ue non hanno preso troppo sul serio l’eventualità di una Brexit senza accordo.
Qualora tale eventualità si verificasse, non sarebbero adeguatamente preparate per affrontarne le conseguenze economiche. Intanto ieri i 27 leader del Consiglio europeo hanno concesso una proroga sulla Brexit al 22 maggio condizionata al voto positivo di Westminster sull’accordo di divorzio.
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