Monopolio sui veicoli commerciali leggeri: questo è il timore dell’Antitrust sulla fusione FCA-PSA
L’Antitrust europeo nutre dubbi sulla fusione fra FCA e PSA. Le due società vogliono un accordo per tagliare i costi combinando le risorse, ma l’apertura di un’indagine potrebbe ritardare il merger di quattro mesi. In seguito all’uscita della notizia, FCA ha chiuso in perdita a Piazza Affari, azzerando i guadagni della giornata rispetto al +3% a cui viaggiava per i rumor su Comau.
FCA-PSA, i timori dell’Antitrust Ue
L’accordo da 50 miliardi di dollari fra FCA e PSA ha preso uno scossone dopo che i regolatori europei hanno sollevato dubbi in merito alla fetta di mercato dei furgoni che le due compagnie combinate finirebbero per detenere.
Alle società, che vorrebbero creare il quarto gruppo automobilistico al mondo, sono stati riferiti i timori dell’Antitrust la settimana scorsa. Secondo Automotive News Europe, se non riescono a dare risposte convincenti entro mercoledì 10 giugno l’accordo affronterebbe un’indagine di quattro mesi dopo la rassegna preliminare.
FCA e PSA producono già furgoni insieme con la joint venture Sevel, che possiede la più grande fabbrica di van d’Europa ad Atessa, in provincia di Chieti. Prima dell’epidemia costruiva 1.200 unità al giorno.
Secondo l’associazione europea dell’industria automobilistica (ACEA) le due case insieme nel 2019 hanno prodotto 755.000 veicoli commerciali leggeri, per una quota combinata del 34%. Seguono Renault e Ford al 16% l’uno circa. Volkswagen si posiziona al quarto posto con il 12%, Daimler ha una quota del 10%.
Se il merger va avanti, saranno attese altre grandi operazioni simili a Sevel: tecnologie di elettrificazione della flotta, motopropulsori ad alta efficienza, piattaforme e componenti condivise.
Se la fusione viene rallentata, o addirittura cancellata, le società dovranno riorganizzarsi. FCA è già al suo secondo tentativo di merger, dopo quello fallito con Renault per il parere avverso del governo francese e di Nissan.
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