Il Fondo Monetario Internazionale rivede le stime sul debito. In Italia, il 2021 vedrà una crescita del rapporto debito/PIL, quasi a raggiungere il 160%. Ma l’indebitamento è sostenibile.
Il rapporto debito/PIL dell’Italia è destinato a salire nel 2021: lo afferma il Fondo Monetario Internazionale nella revisione delle sue stime sui livelli di indebitamento.
Un aggiornamento in negativo, quindi, sul nostro Paese, che in realtà non lascia molto sorpresi, considerando quanto siano ancora profondi i segni della pandemia.
D’altronde, il debito ha registrato un’impennata straordinaria nei conti pubblici di tutti gli Stati mondiali, raggiungendo livelli globali mai visti dalla Seconda Guerra Mondiale. L’indebitamento totale vale adesso 89.600 miliardi di dollari e il rapporto debito/PIL delle economie avanzate ha raggiunto la soglia del 123%, con attese al 125% nel corso del 2021.
In questa cornice mondiale, quali previsioni per l’Italia?
In Italia il debito aumenterà: le stime FMI
Dopo aver rivisto, al ribasso, le stime sulla crescita italiana nel 2021, il Fondo Monetario Internazionale disegna i prossimi scenari sul debito.
La prospettiva non è rosea per il Belpaese: stando agli aggiornamenti FMI, infatti, l’indebitamento italiano sul PIL è passato dal 134,6% del 2019 al 157,2% del 2020. Un balzo in avanti giustificato, ovviamente, dagli interventi extra di spesa pubblica dettati dall’emergenza epidemia.
La stima per il 2021 è però peggiorata: si prevede un’incidenza del debito sul Prodotto Interno Lordo del 159,7%, a fronte della precedente previsione a 158,3%. Per quanto riguarda il deficit, il 2020 vedrà un 10,9% e l’anno in corso registrerà un 7,5%.
In questo quadro non roseo, comunque, l’istituzione internazionale intravede uno spiraglio, anche per i conti pubblici italiani, così profondamente colpiti. Vitor Gaspar, del Fiscal Monitor, ha sottolineato che:
“Il debito è sostenibile, supportato dai bassi tassi di interesse e una prevista ripresa nella crescita....sono necessarie strategie di bilancio credibili sul medio termine, specialmente dove i debiti sono elevati e dove le condizioni di finanziamento sono tirate o a rischio”
Il riferimento è anche all’Italia e al progetto in corso sul Recovery Plan: non si può sbagliare, nonostante ora la strada appare più che mai in salita con la crisi di Governo.
Il debito non è più la priorità dei conti pubblici
Ma il monito è indirizzato a tutti i grandi Paesi del mondo: è tempo di ripensare le priorità finanziarie e sostenere il debito crescente con adeguate politiche fiscali. Secondo il FMI le nazioni ora devono concentrarsi sulle vaccinazioni e i piani di sostegno, non sulla riduzione del debito.
Il calo dei costi di finanziamento del mercato significa che, sebbene il debito pubblico delle economie avanzate sia raddoppiato in percentuale del PIL dal 60% al 120% negli ultimi 30 anni, il pagamento degli interessi si è dimezzato dal 4% al 2%.
Questo è “uno sviluppo di importanti implicazioni”, ha affermato Gaspar, secondo il quale: “La pressione affinché il debito scenda è qualcosa che possiamo lasciare che si svolga su un lungo orizzonte temporale e l’aggiustamento del rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe essere per lo più graduale.”
L’UE ha sospeso le sue regole fiscali, il Regno Unito sta rivedendo il suo quadro fiscale e in Germania si discute sull’allentamento del freno all’indebitamento statale.
La raccomandazione, anche dal Fondo Monetario Internazionale, è che i Paesi ripensino le regole che hanno guidato le politiche di austerità dell’ultimo decennio.
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