Poul Thomsen del Fondo Monetario Internazionale mantiene la riserva sulle riforme del governo giallo-verde e ricorda quali sono le sfide economiche dell’Italia: il debito e il limitato spazio di bilancio
Il Fondo Monetario Internazionale torna sul caso italiano. A parlare è Poul Thomsen, che da Washington dichiara praticamente “nullo” l’effetto che le misure recentemente varate dal governo giallo-verde potrebbero avere sulla crescita. La priorità, per l’Italia, dovrebbe essere secondo il FMI il consolidamento dei conti pubblici, con particolare attenzione a ridurre “nel lungo termine l’esposizione” di alcuni istituti di credito al debito sovrano.
Cosa ha detto Thomsen, responsabile europeo FMI
Thomsen, responsabile del dipartimento europeo del FMI, in conferenza stampa ha detto di comprendere le difficoltà, per l’esecutivo, di coniugare riforme che sostengano lo sviluppo senza rallentare la crescita. Eppure gli interventi intrapresi, in primo luogo Quota 100 e tassa piatta, potrebbero non bastare.
Per questa ragione Thomsen invita la politica a non fare passi indietro sulle riforme. Semmai farne in avanti, in particolare per quanto riguarda la riforma delle pensioni. Il responsabile europeo mantiene perciò “forti riserve su parte delle riforme delle tasse che abbiamo visto in giro” in Italia.
Le sfide economiche dell’Italia
Le sfide più immediate per l’Italia, sottolinea Thomsen, sono due: l’elevato debito e, conseguentemente, il limitato spazio di bilancio. Due fattori che, se non tenuti sotto controllo, rischiano di infoschire il quadro già non roseo. Le riforme, è la tesi dell’economista, anche se fatte bene, in maniera credibile e prendendo in esame soltanto il breve termine, se rimangono isolate rischiano di avere impatto “non significativo” o proprio “nullo”. “Riteniamo sia fondamentale che l’Italia adotti un pacchetto di misure di graduale consolidamento di bilancio”, ha detto Thomsen durante un incontro primaverile con la stampa.
È un panorama poco incoraggiante quello dipinto nel corso di questi giorni dal Fondo Monetario Internazionale, a partire dal taglio alle stime di crescita. Quest’ultime, infatti, sono state abbassate dal +0,6% di gennaio a +0.1%, la stessa proiezione del governo 5 Stelle-Lega. Quella per il 2020 (+0,9%) è rimasta invariata (per il momento) invariata, ma non è escluso che il FMI, alla luce di tali preoccupazioni, torni sui propri calcoli.
Già due giorni fa, il Fondo ha messo in guardia dalla pericolosa relazione che lega debito, banche, risparmiatori e imprese. Un rapporto che in Italia, che detiene il quarto debito più alto al mondo, preoccupa in particolar modo.
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