FMI: in arrivo turbolenze sui mercati finanziari

Violetta Silvestri

10/01/2022

Il Fondo Monetario Internazionale avverte: le turbolenze finanziarie sono dietro l’angolo, nonostante la ripresa globale sia confermata nel 2022. Cosa rischiano i mercati? Focus sugli emergenti.

FMI: in arrivo turbolenze sui mercati finanziari

Il FMI manda segnali di allarme ai mercati finanziari: la Federal Reserve sempre più “falco” e l’inflazione elevata preannunciano turbolenze.

Il Fondo Monetario Internazionale avverte in una nota che i mercati emergenti potrebbero subire dolorose ricadute una volta che la Federal Reserve inizierà a inasprire la politica monetaria. Con l’inflazione statunitense che raggiunge i massimi da 40 anni, i tassi di interesse statunitensi potrebbero aumentare presto.

Tra le immediate conseguenze, potrebbe palesarsi il deflusso dei capitali dai mercati emergenti, trascinando al ribasso le loro valute. Ciò sarebbe particolarmente grave per i Paesi con debiti o inflazione elevata.

Cosa fare secondo il FMI? Gli avvertimenti del fondo sulle potenziali scosse in arrivo sui mercati finanziari.

Allarme mercati emergenti per FMI: i motivi

La valutazione del Fondo Monetario Internazionale si concentra sui mercati emergenti, ma esprime anche un generale richiamo a tutti gli operatori di mercato sui cambiamenti - o scosse - in arrivo con il 2022.

Con la Fed aggressiva e Omicron che colpisce le catene di approvvigionamento e spinge verso l’alto i costi, i politici dei mercati emergenti devono prepararsi a una tempesta.

Diverse economie come Brasile, Russia e Sud Africa, hanno alzato i tassi di interesse nel 2021, a causa dell’elevata inflazione. Ma potrebbero essere necessarie più azioni.

I Paesi con debiti elevati denominati in valuta estera dovrebbero cercare di ridurre, o coprire, tale esposizione, mentre quelli con alti indebitamenti nazionali potrebbero dover tagliare la spesa o aumentare le tasse più velocemente, afferma il FMI.

Questo inasprimento fiscale peserebbe ovviamente sulla crescita e sull’occupazione, il che mette in luce il dilemma che devono affrontare i politici delle economie emergenti e i banchieri centrali.

L’analisi degli strateghi del fondo è chiara:

“Negli ultimi mesi, i mercati emergenti con un debito pubblico e privato elevato, esposizioni in valuta estera e saldi di parte corrente più bassi hanno visto già movimenti più ampi delle loro divise rispetto al dollaro USA. La combinazione di una crescita più lenta e di vulnerabilità elevate potrebbe creare circuiti di feedback negativi per tali economie.”

Non solo, nelle economie più fragili, l’attenzione deve essere alta anche su potenziali default, con alcune banche e istituti di credito non bancari deboli che potrebbero dover affrontare problemi di solvibilità se il finanziamento diventa difficile.

Il focus è sugli USA

Riflettori accesi sugli Stati Uniti e sugli sviluppi della potenza economica. Il FMI, infatti, sottolinea che:

“L’inflazione salariale su larga scala negli Stati Uniti o le strozzature dell’offerta prolungate potrebbero aumentare i prezzi più del previsto...Un aumento più veloce dei tassi della Fed in risposta potrebbe scuotere i mercati finanziari...a livello globale. Questi sviluppi potrebbero derivare da un rallentamento della domanda e del commercio USA e potrebbero portare a deflussi di capitali e deprezzamento della valuta nei mercati emergenti.”

La Fed è sulla buona strada per terminare il suo programma di acquisto di attività a marzo e prevede di aumentare i tassi di interesse più volte quest’anno.

I verbali della sua riunione di dicembre mostrano che presto potrebbe iniziare a tagliare il suo bilancio, noto come inasprimento quantitativo (QT), notizia che ha sconvolto i mercati la scorsa settimana.

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