I recruiter di Mark Zuckerberg fanno sempre più fatica a convincere i neo-laureati delle grandi università americane a lavorare per Facebook
Una volta era considerato il miglior posto in cui lavorare degli Stati Uniti. A più di un anno dallo scandalo di Cambridge Analytica, Facebook sta ancora risalendo la china. Le notizie sulla cattiva circolazione dei dati privati degli utenti hanno avuto numerosi effetti negativi per il social network più diffuso al mondo, a partire dalla reputazione nei mercati che Mark Zuckerberg sta faticosamente cercando di riconquistare. Fra le conseguenze impreviste, come rivelano adesso numerosi ex recruiter, è che i nuovi talenti non vogliono più lavorare per Facebook.
Neo-laureati rifiutano offerte da Facebook
Da marzo 2018, quando un’inchiesta dell’Observer ha gettato luce sul caso Cambridge Analytica, i neo-laureati delle top school statunitensi hanno cominciato a rifiutare in massa impieghi presso Facebook, preferendogli altre grandi compagnie o una fra infinite altre start-up.
L’anno scorso, lo scandalo di Cambridge Analytica ha rivelato come una società di consulenza britannica fosse entrata impropriamente in possesso dei dati di 87 milioni di utenti, utilizzandoli per targettizzare le pubblicità online per la campagna 2016 di Donald Trump. Da allora, Facebook ha subìto la spietata concorrenza nella ricerca di nuovi talenti da parte di Google, Microsoft, Apple, Amazon, che possono offrire ai nuovi dipendenti stipendi e benefit altrettanto appetibili.
L’importanza dei nuovi talenti per l’innovazione dei prodotti Facebook
Ogni anno, Zuckerberg assume migliaia di nuovi dipendenti, e trovare quelli più preparati è un punto chiave per l’innovazione dei prodotti e dell’azienda stessa. Ma di mese in mese Facebook si è vista negare la maggior parte delle offerte di lavoro ai laureati di Stanford, Carnegie Mellon e altri prestigiosi college.
Da una media dell’85% di offerte di lavoro accettate dell’anno scolastico 2017-2018, si è arrivati a un 35-55% dell’ultimo dicembre, a seconda del settore. Uno dei crolli più significativi si è verificato fra gli ingegneri informatici, dei quali, prima dello scandalo, il 90% accettava il lavoro, adesso soltanto il 50%. A rivelarlo sono un gruppo di ex-recruiter Facebook a Cnbc.
Anche se Facebook continua ad essere uno dei migliori luoghi in cui lavorare, secondo le classifiche di Indeed e LinkedIn, i candidati ora fanno domande molto più difficili ai recruiter circa le politiche dell’azienda in tema di privacy.
In generale, sempre secondo le fonti, è diventato molto più facile convincere i dipendenti ad andarsene da Facebook, mentre i neo-laureati scelgono o compagnie altrettanto grandi ma con meno scandali, o start-up dal grosso potenziale come Uber, Lyft, Robinhood e Stripe.
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