L’FBI compra mascherine e disinfettanti per 40mila dollari

Marco Ciotola

23/02/2020

Disinfettanti e maschere per il viso, acquistati per far fronte all’eventualità che “il coronavirus diventi una pandemia”

L’FBI compra mascherine e disinfettanti per 40mila dollari

L’FBI ha ordinato 40mila dollari di disinfettante e maschere per il viso. Lo ha fatto - stando agli stessi documenti che formalizzano l’acquisto - per affrontare l’eventualità che “il coronavirus si trasformi in pandemia negli Stati Uniti”.

L’ordine di fornitura - etichettato come “preparazione alla pandemia” - include mascherine protettive per il viso e diversi tipi di disinfettanti, incluso quello per le mani.

L’FBI deve quindi disporre dei suddetti prodotti se il coronavirus, nome scientifico COVID-19, dovesse diffondersi rapidamente negli Stati Uniti. Lo scorso mese l’amministrazione Trump ha dichiarato il virus un’emergenza sanitaria pubblica, ma non ha ancora incontrato la designazione dei funzionari dell’Organizzazione Mondiale dell Sanità.

Gli strumenti ora in dotazione dell’FBI devono essere “disponibili in tutto il Paese, per la distribuzione in caso di accertata pandemia” secondo il documento firmato solo 24 ore fa, che concede alle aziende fornitrici una settimana per evadere l’ordine.

L’FBI compra mascherine e disinfettanti per 40mila dollari

L’FBI ha definito necessari disinfettante per le mani e salviettine in quanto in grado di “uccidere 4 microrganismi diversi in 1 minuto”.

L’acquisto è stato ultimato senza una formale procedura di bando, visto che l’Agenzia ha valutato i prodotti come un’eccellenza nel campo sanitario e una necessità in un possibile stato d’emergenza simile.

L’ordine dà un’idea complessiva di come le agenzie statunitensi si stanno preparando alla possibilità che il coronavirus possa raggiungere livelli di pandemia negli Stati Uniti:

“L’FBI sta monitorando attivamente l’epidemia di coronavirus in Asia e sta prendendo misure preventive; gli acquisti sono stati effettuati direttamente dai produttori, 3M e PDI, a causa dell’urgenza della richiesta”.

Attualmente sono 15 i casi confermati di COVID-19 negli Stati Uniti, secondo quanto segnalato dagli ultimi aggiornamenti ufficiali del Centers for Disease Control and Prevention.
La scorsa settimana proprio dal Centers for Disease Control and Prevention uno dei funzionari, Anne Schuchat, ha parlato dell’eventualità di un focolaio negli Stati Uniti:

“Questo è il momento di prendere in considerazione il possibile arrivo di una vera e propria pandemia e valutare le capacità ospedaliere, la forza lavoro, i controlli amministrativi e tutte le necessità più impellenti nell’ambiente sanitario”.

Il virus si è diffuso in più di 24 Paesi, e anche se al momento il tasso di trasmissione al di fuori della Cina è molto basso, secondo l’OMS la situazione potrebbe cambiare rapidamente. Si consideri infatti che le 300 persone contagiate di metà gennaio sono diventate 75.700 ad oggi.

Il governo degli Stati Uniti ha adottato misure senza precedenti per prevenire la diffusione: l’amministrazione Trump ha annunciato il mese scorso che gli Stati Uniti avrebbero negato l’ingresso a cittadini stranieri che hanno viaggiato in Cina nelle due settimane precedenti l’annuncio.

Sempre a gennaio, i funzionari del CDC hanno emesso il primo ordine di quarantena federale statunitense dall’epidemia di vaiolo degli anni ’60. Quasi 1.000 americani hanno affrontato o stanno affrontando quarantene obbligatorie di 14 giorni.

“Ci stiamo preparando esattamente come se questa fosse una pandemia, ma speriamo ancora che non lo sia”,

ha dichiarato Nancy Messonnier, direttrice del Centro nazionale per le immunizzazioni e le malattie respiratorie del CDC, dopo aver annunciato il primo ordine di quarantena.

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