Cos’è esattamente il femminicidio e cosa possono fare le donne per difendersi? Qui significato, maggiori cause e come tutelarsi.
Troppo spesso sentiamo parlare di femminicidio, ma cos’è esattamente e chi ha inventato questo termine?
Non si tratta di una trovata giornalistica ma di un termine tecnico che ha trovato riconoscimento nel vocabolario della lingua italiana ed indica l’insieme di condotte violente e persecutorie che gli uomini commettono nei confronti delle fidanzate, delle compagne o mogli e che ne provocano la morte.
Si tratta di omicidi dolosi o preterintenzionali e hanno come matrice comune una forma di odio verso il genere femminile, considerato un oggetto da possedere.
In questo articolo spigheremo le origini del termine, cosa significa e quali sono le tutele che offre la legge nei confronti delle donne vittime di abusi.
Che significa femmicidio e da dove deriva il termine
Al contrario di quanto molti pensano, il termine “femminicidio” non è una creazione dei giornalisti, anche se - purtroppo- lo si sente utilizzare spesso riguardo ai fatti di cronaca nera.
Il termine “femminicidio” ha iniziato a diffondersi a partire dal 2008, ed è stato utilizzato per la prima volta da Barbara Spinelli, consulente Onu sulla violenza di genere. A partire da quel momento, i giornalisti hanno iniziato ad utilizzarlo massivamente, anche perché più fruibile del corrispettivo giuridico “uxoricidio”, dal latino “uxor” che vuol dire “moglie”.
Il termine femminicidio è entrato a pieno titolo nella lingua italiana nel 2009, dopo il riconoscimento dell’Accademia della Crusca e del vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli.
L’enciclopedia Treccani definisce lo definisce come
«Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte».
Insomma, questo termine ha un significato ampio, tale da comprendere l’omicidio del partner anche non coniugato e, in maniera ancor più ampia, l’omicidio del coniuge “debole” di entrambi i sessi.
Femminicido, cos’è e perché viene utilizzato
Insomma, da quando è stato introdotto, il termine femminicidio è andato a sostituirsi a quello più generico di omicidio quando la vittima è di sesso femminile.
Da un punto vista strettamente giuridico, il femminicidio è un omicidio doloso o preterintenzionale. Tuttavia oltre al significato giuridico vi anche quello culturale: il femminicidio in senso più ampio indica l’accanimento morboso, che può portare alla morte, degli uomini nei confronti delle donne.
Il dato allarmante è che statisticamente si è notato che “l’odio” nei confronti delle donne è trasversale a tutte le età, sia tra le coppie di adolescenti che tra quelli di adulti. Stando ai dati Eures, solo nel 2018 i femminicidi sono stati 106, uno ogni 72 ore.
Femminicidio, cosa dice la legge: il Codice rosso
Da luglio 2019, in Italia è in vigore il c.d. “Codice rosso”, una misura speciale che stabilisce una serie di norme contro il femminicidio e ogni altra violenza nei confronti delle donne. Il testo nasce dalla collaborazione della ex ministra della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, noto avvocato, e la conduttrice televisiva Michelle Hunziker.
Il Codice rosso prevede l’abbattimento dei tempi della giustizia per i reati sulle donne, quindi l’acceleramento dei procedimenti penali e l’intensificazione delle misure cautelari preventive per allontanare mariti e fidanzati pericolosi dalle donne che ricevono minacce, violenze o sono vittime di stalking.
Inoltre si prevedono anche nuove fattispecie di reato: il revenge porn, ovvero la pratica di diffondere materiale a sfondo sessuale su Internet per umiliare la vittima, il reato di sfregio con l’acido e di matrimonio forzato.
Per approfondire l’argomento si consiglia di leggere Codice rosso è legge, carcere anche per il Revenge porn: cosa prevede il testo
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