Il termine “femminicidio” ha iniziato a diffondersi a partire dal 2008, ed è stato utilizzato per la prima volta da Barbara Spinelli, consulente Onu sulla violenza di genere. A partire da quel momento, i giornalisti hanno iniziato ad utilizzarlo massivamente, anche perché più fruibile del corrispettivo giuridico “uxoricidio”, dal latino “uxor” che vuol dire “moglie”.
Il termine femminicidio è entrato a pieno titolo nella lingua italiana nel 2009, dopo il riconoscimento dell’Accademia della Crusca e del vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli.
L’enciclopedia Treccani definisce lo definisce come:
«Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte».
Il termine ha un significato ampio, tale da comprendere l’omicidio del partner anche non coniugato e, in maniera ancor più ampia, l’omicidio del coniuge “debole” di entrambi i sessi.