Come si provano in giudizio le ferie non godute? Risponde la Cassazione: il mancato godimento è provato dalla busta paga. Spetta al datore fornire prova contraria.
Come si provano in giudizio le ferie non godute?
Il quesito viene risolto dalla Corte di Cassazione: le ferie non godute sono provate in giudizio dalla busta paga del dipendente. Se il datore di lavoro vuole contestare il mancato godimento delle ferie, dovrà dimostrare che la busta paga del proprio dipendente non ha sussistenza probatoria.
I dettagli della vicenda sono contenuti nella sentenza n. 16656/2019 (testo in allegato) che ha accertato e confermato il diritto di un dipendente a percepire una somma di quasi 10mila euro per le ferie non godute.
Cosa sono le ferie non godute?
Le ferie non godute sono i giorni di ferie che spettano per legge al dipendente dei quali tuttavia non si è usufruito.
Durante i giorni di ferie, il dipendente percepisce comunque la retribuzione. La legge stabilisce:
- un periodo minimo di ferie che il dipendente matura ogni anno;
- i termini di godimento delle ferie.
Le ferie pagate sono un diritto irrinunciabile del lavoratore e, se non vengono godute nei termini stabiliti dalla legge, il datore di lavoro non può liquidarle in busta paga (come invece accade per festività e ROL).
Le uniche eccezioni in cui le ferie non godute possono essere liquidate sono:
- cessazione del rapporto di lavoro;
- ferie eccedenti il periodo minimo legale.
Qui, ferie non godute: quando si ha diritto all’indennità sostitutiva
In questi due casi, in busta paga il dipendente troverà una indennità sostitutiva per le ferie non godute.
La prova delle ferie non godute: il caso di specie
La decisione della Corte di Cassazione parte dalla vicenda che vede in contesa un un datore di lavoro ed un dipendente per la corresponsione dell’indennità per ferie non godute.
Scendiamo nei dettagli: la Corte d’Appello aveva riconosciuto al dipendente 9,984 euro a titolo di indennità sostitutiva per ferie, permessi e festività non godute. Secondo i giudici, infatti, il fatto era provato dalla busta paga fornita dal dipendente che, nella fattispecie, provata che la prestazione lavorativa si era svolta senza interruzioni per tredici anni.
Tuttavia, il datore di lavoro si era opposto alla decisione, impugnando la sentenza presso la Corte di Cassazione. Egli adduceva a motivo del ricorso la mancata produzione di prove da parte del dipendente, nonché la relatività del valore probatorio delle buste paga.
Tutti i dettagli della decisione della Corte di Cassazione nel testo della sentenza n. 16656/2019:
Dunque, per gli ermellini la busta paga è una valida prova delle ferie non godute.
La contestazione della busta paga spetta al datore di lavoro
La Cassazione ha dichiarato il ricorso del datore di lavoro inammissibile, per infondatezza dei motivi addotti.
La Suprema Corte ha giustificato la decisione così:
“Incombe sul datore di lavoro la dimostrazione dell’oggettiva insussistenza delle condizioni che giustificano l’applicazione delle tutele in materia di lavoro."
© RIPRODUZIONE RISERVATA