Finta separazione per non pagare i debiti o evadere le tasse: è reato? Cosa si rischia e come fa il Fisco a scoprire la truffa.
Quante volte abbiamo sentito parlare di finta separazione, magari per avere assegni familiari, pagare meno tasse e sfuggire ai creditori?
Questa pratica, anche se molto diffusa, non è permessa dalla legge anzi, in alcuni casi che spiegheremo, costituisce un vero e proprio reato (con conseguenze sulla fedina penale).
Come avvengono i controlli, rischi e cosa dice la legge in merito alla separazione fittizia per ottenere pensioni e non pagare i creditori.
Cosa si intende per “falsa separazione” e perché si fa
Quando si parla di “falsa separazione” si intende l’accordo tra i coniugi di procedere alla separazione consensuale anche se gli effetti del matrimonio restano di fatto immutati (specie riguardo la coabitazione). In genere chi decide di simulare la separazione lo fa per ragioni di convenienza fiscale o per sottrarre beni ai creditori (il Fisco o terze persone).
Spesso i coniugi che procedono alla separazione fittizia lo fanno per le ragioni seguenti:
- eludere il Fisco, per versare meno imposte o avere agevolazioni fiscali conseguenti all’impoverimento del reddito personale;
- sottrarre beni pignorabili ai creditori, intestando proprietà e versando denaro all’altro coniuge (in questo modo si può risultare nullatenente).
Quando è reato la separazione fittizia tra coniugi?
La falsa separazione, lo precisiamo, non è sempre un reato perseguito penalmente.
Lo diventa soltanto se l’intento dei coniugi è fraudolento, ad esempio se finalizzata a percepire assegni e agevolazioni dei quali non si avrebbe diritto e che costituiscono una vera e propria frode ai danni del Fisco e dello Stato.
Se l’intento fraudolento viene dimostrato, i coniugi possono essere denunciati e citati in un giudizio penale. Alla pena si aggiunge l’obbligo di restituire le somme evase o indebitamente percepite.
Cosa si rischia per falsa separazione
Dal punto di vista legale, i rischi della falsa separazione dipendono dall’ intento fraudolento della coppia. Se la separazione fittizia è stata escogitata al fine di sottrarre beni pignorabili ai creditori, questi possono proporre in giudizio l’azione revocatoria - entro 5 anni - e far annullare gli effetti della separazione consensuale; in altre parole si chiede al giudice di ordinare la reintegrazione dei beni sottratti ai creditori nel patrimonio del coniuge debitore, così da procedere con il pignoramento e, se necessario, con l’esecuzione forzata dei beni.
Altro caso se lo scopo della falsa separazione è ottenere agevolazioni fiscali delle quali non si avrebbe avuto diritto in regime di matrimonio. Se la coppia ha un tenore di vita difforme rispetto a quanto dichiarato, ciò potrebbe far scattare gli accertamenti della Guardia di finanza e la condanna per “Truffa ai danni dello Stato”.
Molto spesso, infatti, dietro una separazione fittizia c’è l’intento di figurare come una famiglia monoreddito e quindi pagare meno tasse.
Come fa il Fisco a scoprire la falsa separazione
Gli strumenti a disposizione del Fisco sono i più svariati, dai controlli del reddito (in base alle dichiarazioni presentate) agli accertamenti incrociati. Ma ciò che costituisce il primo “campanello d’allarme” di una falsa separazione è il cambio di residenza di uno dei congiungi, necessario a giustificare la fine (anche se fittizia) della convivenza.
Infatti, salvo ipotesi di estrema povertà o nell’interesse dei figli piccoli, i coniugi separati devono vivere in case diverse.
La permanenza nella stessa abitazione è il primo indizio di un intento fraudolento della coppia, e per provarlo basta verificare che sulla buca delle lettere ci sia ancora il cognome di entrambi o ascoltare le testimonianze dei vicini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA