Scuola, docenti obbligati alla formazione “permanente e strutturale”. Ecco perché le ore di formazione extra lavoro devono essere retribuite.
Formazione obbligatoria: i docenti devono essere pagati per i corsi frequentati fuori l’orario di lavoro? Sì, ma non sempre questo avviene.
La Buona Scuola, con il comma 124, ha stabilito che per i docenti italiani la formazione deve essere “obbligatoria, permanente e strutturale”.
La legge però non fa chiarezza sulle modalità con le quali quest’obbligo si deve concretizzare e per questo il MIUR ha pubblicato il Piano triennale di formazione nel quale sono elencati tutti i corsi di formazione e i crediti che gli insegnanti devono conseguire nel triennio 2016-2019.
Per finanziare la frequentazione dei corsi, il MIUR ha messo a disposizione i 500 euro spendibili tramite la Carta del Docente, utilizzabili per l’iscrizione a Master Universitari e corsi di formazione riconosciuti. C’è però un aspetto per il quale ci sono ancora voci contrastanti, ovvero quello legato alla retribuzione per quei corsi frequentati fuori dagli orari di lavoro.
Sia secondo “Italia Oggi” che per Unicobas non si può mettere in discussione questo diritto degli insegnanti, poiché l’obbligo di formazione comporta un onere che ne aumenta le ore di lavoro. Il dubbio quindi non riguarda il “se” debbano essere retribuiti, ma il “quanto”. Proviamo a fare chiarezza su questo aspetto analizzando quanto stabilito dalla disciplina.
Formazione obbligatoria insegnanti: deve essere retribuita se fuori l’orario di lavoro?
L’Unicobas ha ricordato che le attività di formazione devono essere votate dal Collegio dei docenti qualora siano di interesse dell’Istituto e che, in quanto funzionali alla qualità dell’insegnamento, debbano essere svolte in orario di servizio.
Per i corsi di approfondimento svolti fuori l’orario di lavoro, è obbligatoria una retribuzione.
Ci sono diverse norme che lo prevedono:
- articolo 36 della Costituzione: questo stabilisce che la retribuzione deve essere proporzionata sia alla qualità che alla quantità del lavoro. L’obbligo di formazione influisce su entrambi i fattori ecco perché è essenziale che le ore svolte fuori il normale orario di lavoro vengano retribuite.
- il Codice Civile: l’ex art.2113 vieta di lavorare gratis o a retribuzione ridotta, mentre l’articolo 45 del decreto legislativo 165/2001 chiarisce che la PA deve pagare i dipendenti basandosi su quanto stabilito dal CCNL.
La tabella 5 del contratto di lavoro vigente, che presto però verrà rinnovato, stabilisce che per ogni di formazione prestata in servizio spetti una retribuzione pari a 17,50 euro. Secondo Italia Oggi, però, questo obbligo può essere adempiuto solamente nel caso in cui la scuola abbia le risorse necessarie per pagare le ore aggiuntive funzionali all’insegnamento. Un aspetto che farà sicuramente discutere ma per il quale ad oggi non ci sono ancora smentite da parte del Ministero.
Per concludere vogliamo schierarci dalla parte degli insegnanti; la formazione per la quale il MIUR ha lasciato ai docenti la libertà di iniziativa contribuisce alla crescita non solo della qualità del loro insegnamento ma a quella di tutta la comunità professionale. Ecco perché come tale va trattata e, soprattutto, retribuita.
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