Pronto soccorso e sedi di continuità assistenziale: chiesta alla Regione Lazio la possibilità di avere un presidio fisso di Forze Armate e di Polizia.
Le Forze Armate dovrebbero essere utilizzate per presidiare le sedi del Pronto Soccorso così che i militari possano intervenire prontamente in caso di aggressione ai danni del personale sanitario. Lo stesso si potrebbe fare in tutte le altre sedi di continuità assistenziale (ex Guardia Medica e Guardia Pediatrica).
Questa è la richiesta che la CISL Medici ha presentato alla Regione Lazio, alla luce del numero crescente di aggressioni ai danni del personale sanitario operante nelle suddette strutture. Una situazione che per il sindacato può essere risolta utilizzando il personale militare presente sul territorio come presidio negli ospedali, così da tutelare la sicurezza di medici e infermieri.
D’altronde già nella provincia di Pordenone - come ricorda la CISL Medici Lazio - nel 2018 si è arrivati ad un accordo similare. Nel dettaglio, l’Ordine dei medici di Pordenone ha sottoscritto un accordo con l’Azienda sanitaria locale e la sezione locale dell’Associazione nazionale alpini riguardo alla possibilità che ai medici di continuità assistenziale in servizio nella provincia di Pordenone venga sempre affiancato un volontario (o anche due) dell’associazione alpini.
Iniziative di questo genere, quindi, potrebbero essere d’aiuto a risolvere quelle situazioni critiche che alcune volte vengono a crearsi nelle strutture ospedaliere, come testimoniano gli ultimi casi di cronaca. Ecco il perché dell’appello del sindacato alla Regione Lazio, la quale da par sua non ha ancora dato una risposta in merito.
Perché ai Pronto Soccorso servirebbero le Forze Armate
A spiegare il perché di quella che a molti potrebbe sembrare una richiesta alquanto “curiosa” è lo stesso sindacato che l’ha avanzata. Nel dettaglio, la CISL Medici Lazio ha ricordato che spesso le sedi di continuità assistenziale si trovano in zone isolate senza i “necessari presidi di sicurezza”.
Una situazione che è ancora più grave in alcune strutture territoriali del Dipartimento di Salute mentale, o anche nella casa di reclusione circondariale e nelle strutture residenziali protette dove, specialmente in orario notturno, ci si trova a gestire situazioni indifferibili.
Situazioni per le quali avere un militare a disposizione, o anche un poliziotto o un carabiniere, sarebbe di importante aiuto in quanto servirebbe per evitare che la situazione di rischio possa degenerare.
Ecco perché il sindacato ha chiesto alla Regione Lazio di verificare la praticabilità di una convenzione con le varia Associazioni dell’Arma presenti sul territorio. Il tutto nell’attesa che venga presa “l’auspicata decisione” di ripristinare i posti fissi della Polizia di Stato all’interno degli ospedali.
Altra richiesta è quella di permettere alle ASL di costituirsi come parte civile contro gli aggressori, oltre ad inserire la tutela degli operatori del servizio sanitario tra gli obiettivi per “verifica dei direttori generali delle ASL e delle aziende ospedaliere”.
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