La Francia affronta il problema della disoccupazione e Hollande si gioca il tutto per tutto in vista delle elezioni del 2017
«Di fronte al disordine mondiale, di fronte a una congiuntura economica incerta e a una disoccupazione persistente, c’è anche uno stato d’emergenza economico e sociale da proclamare»: ha dichiarato il presidente francese, Francois Hollande. Secondo il presidente, dal discorso pronunciato il primo dell’anno, la Francia sta combattendo uno stato d’emergenza su due fronti: il terrorismo e la disoccupazione. Sul primo fronte ovviamente il riferimento esplicito è agli attacchi di Parigi del 13 Novembre 2015, mentre il secondo è legato alla situazione attuale dell’occupazione in Francia, ma anche alle promesse di Hollande ai tempi della sua candidatura, che minano la sua credibilità attuale e le sue chance di ripresentarsi all’Eliseo alle prossime elezioni.
In Francia dal 2012 la disoccupazione è cresciuta dal 9,5 al 10,1%, l livello più elevato da 18 anni, con una disoccupazione giovanile a più del doppio e per di più in crescita. Da maggio 2012, oltre 650.000 francesi in più si sono iscritti nelle liste di collocamento e a novembre 2015 i disoccupati erano 3,57 milioni. In realtà, in termini assoluti, la situazione non è così drammatica. I paesi confinanti, come la Spagna e l’Italia, detengono sicuramente un maggior numero di giovani senza lavoro, anche se dall’inizio del 2014 una serie di iniziative legislative hanno permesso di ridurre la disoccupazione under 25 nei due paesi. Cosa che invece non è accaduta in Francia, dove nello stesso periodo la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 26%, oltre tre volte il valore della Germania. Non solo, il problema riguarda anche la tipologia di contratti offerta nel mercato del lavoro francese: Il 30% degli occupati sotto i 25 anni sono impiegati con contratti a breve termine e solamente 1/5 del totale si trasforma in lavori a tempo indeterminato entro i tre anni successivi. Il mercato del lavoro francese, un po’ come quello italiano, appare estremamente diviso: da un lato gli “insiders”, coloro che hanno un lavoro stabile, protetto, full-time, con tutte le garanzie del caso e difeso da forti sindacati e dall’altro gli “outsiders” per i quali il lavoro è precario e temporaneo.
Per questo il 18 gennaio, a 18 mesi dalle elezioni presidenziali del 2017, il presidente Hollande ha annunciato un piano da 2 miliardi per lottare contro la disoccupazione. Il progetto si articola in 3 punti fondamentali. Innanzitutto piani di formazione per 500.000 disoccupati, con un contributo di circa 1 miliardo dallo Stato e di 80 milioni dai “partenariati sociali”. Ancora da chiarire invece quale sarà il contributo delle regioni. Hollande, inoltre, dovrebbe annunciare un rilancio dell’apprendistato con l’obiettivo di farvi rientrare 500.000 giovani entro il 2017. Aumenteranno poi i contratti “professionalizzanti”, con un alternanza di formazione teorica e pratica, che dovrebbero crescere da 8.000 a 50.000 unità. Un secondo punto riguarderà invece le piccole e medie imprese (PMI) le quali riceveranno incentivi per 2mila euro se assumeranno con contratti a tempo indeterminato e determinato di almeno 6 mesi. Infine, è prevista una revisione del codice del lavoro, semplificando la normativa che regola l’interruzione di un contratto di lavoro e incoraggiando una maggiore flessibilità. Hollande, che si è impegnato a non ricandidarsi nel 2017 se non riuscirà ad invertire l’attuale tendenza di crescita della disoccupazione, si sta giocando il tutto per tutto.
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