La politica italiana al momento rimane silente, ma diversi analisti hanno condannato l’intervento non costruttivo dello stato francese nella trattativa fra il Lingotto e i francesi
La clamorosa marcia indietro di Fca sulla fusione con Renault non è piaciuta a nessuno.
La politica italiana al momento rimane silente, ma diversi analisti hanno condannato l’intervento non costruttivo dello stato francese (azionista di controllo di Renault con il 15%) nella trattativa.
L’operazione, che inizialmente aveva trovato il favore della controparte francese (con qualche riluttanza mostrata invece da Nissan, controllata al 43,3% da Renault) si è arenata su una non meglio precisata “mancanza di condizioni politiche” in Francia.
Confindustria boccia l’ingerenza della Francia
In attesa della risposta della politica italiana, ancora silente, si è pronunciato il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia:
«Quando gli Stati iniziano a intervenire massicciamente su questioni di merito e di mercato, gli effetti conseguenti sono l’arretramento su alcune visioni strategiche». Così il presidente degli industriali a margine dell’assemblea di Confcommercio sul fallimento della trattativa tra Fca e Renault.
Il ministro delle finanze transalpino, Bruno Le Maire ha giurato di aver fatto il possibile. Poche ore dopo il ritiro da parte di Fiat Chrysler Automobiles della proposta di fusione, il Governo francese ha confermato di aver tirato il freno a mano sul possibile matrimonio, chiedendo al Cda della casa automobilistica transalpina di rinviare la decisione sul merger per verificare prima l’eventuale supporto all’operazione da parte del partner di lunga data Nissan Motor.
Il ritorno del nazionalismo (Bernstein). «Viviamo in un’era di de-globalizzazione e crescenti ansie sulle identità nazionali e regionali», ha spiegato Max Warburton, analista di Bernstein in un report dal titolo ‘Il ritorno del nazionalismo’: «Quando Fca ha pubblicizzato la propria disponibilità ad integrarsi nel 2015, le sue aperture a General Motors sono sempre state respinte con fermezza. I precedenti in sostanza non sono mai andati a buon fine».
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