G20: cosa aspettarsi sulla tassa minima globale? I nodi da sciogliere

Violetta Silvestri

10/07/2021

Confermato l’accordo del G20 con il tema della tassa minima globale sulle multinazionali in discussione. Cosa aspettarsi e quali nodi ancora da sciogliere?

G20: cosa aspettarsi sulla tassa minima globale? I nodi da sciogliere

Tassa minima globale di scena al G20 dell’Economia al 15% sulle multinazionali: confermato l’accordo.

Il dibattito sui grandi temi economico-finanziari mondiali ruota intorno alla proposta di minum tax del 15% per le multinazionali.

C’è attesa su un ulteriore rafforzamento dell’accordo proposto al G7 e poi raggiunto in sede OCSE il 1 luglio tra 130 Paesi. Unione Europea, Stati Uniti e singole potenze quali Germania e Francia appaiono intenzionate a sostenere una comune soluzione per tassare in modo equo i colossi tech e non solo.

In nome di un ritrovato multilateralismo, il G20 dell’Economia a Venezia potrebbe sancire la svolta. Cosa aspettarsi e quali nodi sono da sciogliere sulla tassa minima globale?

Tassa minima globale: cosa deciderà il G20

Regna un certo ottimismo sul tema della tassa minima globale durante gli incontri in corso a Venezia per il G20 dell’Economia.

Alti funzionari di Stati Uniti, Germania e Francia hanno espresso fiducia nel fatto che l’accordo fiscale globale proposto possa superare gli ostacoli politici a Washington e all’interno dell’Unione Europea in tempo per essere finalizzato a ottobre.

Le parole del segretario del Tesoro USA Yellen del 10 luglio sono andate in questa direzione di positività:

“C’è ancora molto lavoro da fare, ma sono davvero fiduciosa che con il crescente consenso siamo sulla strada di un regime fiscale che sarà equo per tutti i nostri cittadini”

Cosa deciderà, quindi, il G20 in corso sulla complessa questione della tassa minima globale per le multinazionali?

Il punto di partenza è l’intesa della scorsa settimana per far pagare più tasse alle società multinazionali nei luoghi in cui operano e stabilire un’aliquota aziendale minima.

Due sono gli aspetti chiave della storica - potenziale - riforma mondiale della minimun tax. Innanzitutto, si prevede che le imprese con un fatturato superiore ai 750 milioni di dollari abbiano una tassazione degli utili pari ad almeno il 15%.

Poi c’è il cosiddetto secondo pilastro sulla tassazione delle grandi multinazionali. Si tratta delle aziende con un fatturato oltre i 20 miliardi di dollari e margini operativi più alti del 10% dei ricavi: la proposta è che gli utili corrispondenti al 20-30% dei profitti in eccesso rispetto a quel 10%, verranno sottoposti a tasse negli Stati dove generano ricavi le società.

Tali range percentuali sono ancora da definire. In generale, comunque, la stima è che le riforme in questi due punti base applicata a livello mondiale possa fruttare 250 miliardi di dollari l’anno.

Accordo globale sulla minimun tax: i nodi da sciogliere

Il G20 dell’Economia è l’occasione per appianare alcune visioni divisive sulla questione.

Stati Uniti e Unione Europea, per esempio, sono apparse in contrasto sulla questione della digital tax, in vigore in alcuni Paesi europei, Italia compresa.

Gli USA vorrebbero che con l’introduzione della tassa minima globale sulle multinazionali venga eliminata la web tax. Quest’ultima, si ricorda, grava soprattutto sui colossi americani come Facebook e Google.

Il vecchio continente, invece, spinge per mantenerla. Inoltre, non ci sarebbe ancora piena sintonia sui settori aziendali da coinvolgere nella tassazione mondiale. Finora sono state comprese nella storica proposta soprattutto i colossi tech, pharma e della moda. I giganti estrattivi, del comparto finance e dei trasporti ne resterebbero fuori.

Infine, l’Europa non viaggia nella stessa direzione sull’argomento. Irlanda, Ungheria, Estonia, Cipro hanno espresso contrarietà alla riforma in corso.

Il G20 dell’Economia risolverà questi dubbi? Ci sia aspettano nuovi passi in avanti sulla tassazione minima globale sulle multinazionali, di cui intanto è stata confermata l’aliquota minima al 15%.

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