George Soros vuole pagare più tasse, ma non è il solo: l’appello di 18 miliardari rivolto ai candidati alle presidenziali del 2020
George Soros vuole pagare più tasse.
Il finanziere ungherese naturalizzato americano si è unito a quella schiera di miliardari che, nella giornata di lunedì 24 giugno, ha chiesto ai candidati alle presidenziali USA 2020 di cambiare l’attuale sistema fiscale in nome dell’equità e dell’etica.
L’appello di Soros e degli altri suoi ricchi colleghi è stato reso noto grazie a una lettera che ha già fatto il giro del web. La richiesta di pagare più tasse è risultata strana agli occhi di qualcuno, ma i miliardari firmatari hanno spiegato tutte le ragioni dietro il documento.
George Soros vuole pagare più tasse: l’appello dei miliardari
Come anticipato, non è stato soltanto George Soros ad avanzare questa particolare richiesta. Ben 18 miliardari hanno domandato ai candidati alle elezioni 2020 di mettere mano al sistema fiscale statunitense e di incrementare le loro tasse.
Più nello specifico i paperoni hanno chiesto ai politici l’introduzione di un’imposta sulla ricchezza, una vera e propria tassa che andrebbe a colpire lo 0,1% più ricco del Paese, quello che oggi detiene le stesse fortune del 90% della popolazione.
La lettera di George Soros e colleghi non è stata indirizzata ad alcun candidato specifico e si è rivolta sia ai repubblicani che ai democratici. I miliardari si sono espressi in favore della proposta di legge di Elizabeth Warren, Beto O’Rourke e Pete Buttigieg, che hanno spinto per introdurre una tassa sulla ricchezza.
“Alcune idee sono troppo importanti per l’America e non possono far parte dei programmi di pochi candidati,”
hanno tenuto a precisare i paperoni desiderosi di pagare più tasse.
Secondo le loro stime, l’imposta sulla ricchezza genererà 3 mila miliardi di introiti in dieci anni, fondi che potrebbero essere utilizzati per l’innovazione, l’ambiente, le energie rinnovabili, la sanità, le infrastrutture e altri scopi nobili. I finanziamenti a loro volta non farebbero che aumentare la produttività.
Nel 2019, hanno continuato i miliardari, i più ricchi pagheranno una tassa del 3,2%, mentre il 99% degli americani sborserà il 7,2%. La riforma fiscale potrebbe garantire non soltanto più equità, ma anche più democrazia, con ovvie ricadute dal punto di vista politico.
“Divisione e insoddisfazione sono esacerbate dalla disuguaglianza, che porta a livelli alti la sfiducia nelle istituzioni democratiche. Questa è una delle ragioni per cui non consideriamo una tassa sulla ricchezza come un sacrificio da parte nostra: crediamo che istituire un’imposta porterebbe alla stabilità politica, sociale ed economica. Una tassa sulla ricchezza è patriottica”.
I firmatari della lettera sono stati: Abigail Disney (ereditiera della famiglia di Walt), Chris Hughes (co-fondatore di Facebook), Molly Munger (figlia del vicepresidente della Berkshire), Louise e Robert Bowditch, Sean Eldridge, Stephen English, Agnes e Catherine Gund, Nick Hanauer, Arnold Hiatt, Regan Pritzker, Justin Rosenstein, Stephen Silberstein, Ian Simmons, Liesel Pritzker Simmons e il citato George Soros. Il 18° tra i miliardari desiderosi di pagare più tasse è rimasto anonimo.
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