Scuola, bocciato il referendum abrogativo sulla Buona Scuola. Secondo la Giannini questo dimostra che alla maggior parte degli insegnanti la riforma della scuola piace. Ma sarà veramente così?
Referendum sulla Buona Scuola bocciato: agli insegnanti la riforma piace?
Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha confermato che nessuno dei 4 quesiti proposti per l’abrogazione della riforma della Buona Scuola ha raggiunto le 500.000 firme necessarie per indire il referendum.
Quindi, non solo le novità introdotte con la Buona Scuola non verranno eliminate, il Governo ha persino il via libera per approvare le leggi delega per l’introduzione di nuove norme per il reclutamento insegnanti e per la riforma dell’esame di Maturità.
Secondo i senatori Campanella e Bocchino le motivazioni che hanno portato il referendum sulla Buona Scuola a non raggiungere le 500.000 firme sono diverse, ma la più importante riguarda la mancanza di una vera e propria propaganda.
Infatti, le ragioni di chi ha raccolto le firme per il referendum sulla Buona Scuola sono state diffuse principalmente sui social network e ciò ha “tagliato fuori chi non sa usarli”.
Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, invece, la pensa nella maniera contraria. Secondo la Giannini, infatti, è normale che ci sia un gruppo di insegnanti contrario alle novità apportate dalla riforma della scuola del 2015, ma si tratta di un numero inferiore rispetto a quelli che invece apprezzano la Buona Scuola.
Referendum sulla Buona Scuola bocciato: la Giannini è entusiasta
Il Ministro dell’Istruzione ha espresso, e non poteva essere altrimenti, tutta la sua soddisfazione per il mancato raggiungimento delle 500mila firme per indire il referendum abrogativo sulla Buona Scuola.
La Giannini, intervenuta durante la presentazione del report relativo alle ispezioni presso le scuole paritarie, ha dichiarato:
“Significa che alla fine sicuramente ci può restare, come è logico che avvenga, una prospettiva critica all’interno del mondo della scuola, ma si sta anche rafforzando sempre più, e io lo misuro girando l’Italia, il fronte del ‘Sì’ per la Buona scuola, di quella parte di genitori, insegnanti, dirigenti, studenti che capisce che si stanno facendo delle cose nuove e importanti per la scuola. Mi fa piacere che sia stato formalizzato questo risultato”.
Per la Giannini il fatto che non siano state raggiunte le 500mila firme dimostra come in realtà la maggioranza degli insegnanti, ma anche degli studenti, apprezzino quanto fatto da quando la Buona Scuola è stata approvata. Il fatto che ci sia una “prospettiva critica all’interno del mondo della scuola”, come quella che porterà allo sciopero del 25 novembre, è un fatto normale e fisiologico.
Quel che conta quindi è che la maggioranza sia consapevole della bontà della riforma e questo è un motivo in più per continuare con il progetto prefissato agli inizi della legislatura. Vi ricordiamo che le prossime tappe riguarderanno l’approvazione di diverse deleghe governative, come ad esempio quella che porterà alla creazione di un sistema integrato 0-6 per la scuola d’infanzia.
Referendum sulla Buona Scuola bocciato: le proteste
Secondo i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino, rispettivamente di Sinistra Italiana e Altra Europa con Tsipras) le ragioni dei comitati che hanno proposto il referendum abrogativo sulla Buona Scuola, tentando almeno di modificare la legge, sono del tutto legittime.
La situazione in cui versa il sistema scolastico italiano, infatti, dimostra la mancanza di efficienza della Buona Scuola. “Si tratta di una legge pessima imposta con il voto di fiducia”, ha dichiarato Bocchino. Per il Senatore di “Altra Europa con Tsipras”, infatti, ci sono diversi fattori per cui la legge 107/2015 va modificata, come ad esempio il numero elevato di classi in cui mancano ancora gli insegnanti o i tanti studenti disabili ancora privi del sostegno.
La Buona Scuola però non sarà riformata e non sapremo mai con certezza qual è il motivo per cui le 500mila firme non sono state raggiunte. Ha ragione la Giannini? Probabilmente ne sapremo di più il prossimo 4 dicembre, quando il voto degli insegnanti potrebbe essere determinante ai fini del risultato del referendum costituzionale.
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