Giovani e lavoro, gli under 30 italiani lavorano e producono di più ma guadagnano di meno. Ecco perché

Stefania Manservigi

08/05/2015

Secondo un’analisi effettuata da JobPricing, l’osservatorio che analizza retribuzioni e compensi sul mercato nazionale e europeo, i giovai italiani lavorano e producono di più ma guadagnano di meno dei loro coetanei europei. Ecco perché.

Giovani e lavoro, gli under 30 italiani lavorano e producono di più ma guadagnano di meno. Ecco perché

Per il mercato del lavoro italiano avere meno di 35 anni costituisce un handicap.
E’ quanto emerge dall’analisi svolta da JobPricing, l’osservatorio che analizza retribuzioni e compensi sul mercato nazionale e europeo, per il Sole 24 ore. Secondo tale analisi i giovani italiani lavorano di più, producono di più, ma guadagnano di meno rispetto ai loro coetanei europei.

Giovani italiani e lavoro, lo stipendio d’ingresso è fra i più bassi d’Europa
Secondo l’incrocio di dati Eurostat ed Ocse i dipendenti italiani sotto i 35 anni incassano uno stipendio di ingresso fra i più bassi d’Europa corrispondente a 1.312 euro netti distribuiti su 13 mensilità (23.586 euro lordi annui) che viene eroso per quasi metà del suo valore dalle tasse.
Il confronto con le retribuzioni che vengono elargite all’estero risulta essere, quindi, impietoso: un professionista italiano di età compresa tra i 25 e i 34 anni guadagna la metà di un professionista svizzero, 1,5 volte in meno di uno svedese, 1,4 volte in meno di un belga, 1,2 volte in meno di un danese e di un olandese.

Giovani italiani e lavoro, in Italia lo stipendio cresce solo con l’età
Un altro dato che è stato evidenziato dall’analisi condotta da JobPricing è che, mentre in Europa lo stipendio di ingresso tende a lievitare in base ai risultati professionali ottenuti oltre che in rapporto alla maturità lavorativa, in Italia invece si ha una crescita retributiva basata solo sull’età del lavoratore.
«L’aspetto che ci caratterizza è quello di un mercato del lavoro “seniority driven”, guidato dall’età: più vai avanti con gli anni e più guadagni. Cosa che succede anche all’estero, se non fosse che lì il grosso della crescita si concentra nei primi anni, quando puoi dare di più, mentre qui ci si basa più che altro sulla “somma” degli anni acquisiti. A prescindere da quello che si può fare» ha spiegato Mario Vavassori, presidente di JobPricing.
In questo modo i picchi retributivi in Italia si raggiungono intorno ai 55 anni con un ritardo, rispetto al resto d’Europa, di ben 15 anni. Ecco quindi spiegato il divario di stipendi tra under 30 che raggiunge anche quota 10mila – 15mila euro.
«La curva dei salari è sempre legata all’età, ma nel nostro caso ha un andamento completamente diverso. In Europa sale rapidamente negli anni più proficui e raggiunge il suo apice a 40 anni. Quella italiana, al contrario, sale molto lentamente fino ai 40 anni e raggiunge il suo apice a 55» ha commentato Vavassori.

Giovani italiani e lavoro, gli stage
Altro tasto dolente per i giovani italiani sono gli stage e i tirocini. In Italia, infatti, il rimborso spese previsto per il periodo di tirocinio rimane uguale per tutta la durata dello stesso mentre in altre parti d’Europa vengono riconosciuti anche a livello retributivo i progressi via via fatti.
Lo stesso discorso si può fare anche per quanto riguarda le borse di studio per gli specializzandi che risultano essere statiche in Italia e progressive in altre parti d’Europa, come ad esempio in Svizzera.

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