I rapporti sono tesi tra il capo di governo Tsipras e il suo partito Syriza , anche dopo aver scampato l’incubo di default grazie al rinvio della scadenza della rata al FMI al 30 giugno.
Giorni decisivi per Alexis Tsipras, anche dopo la notizia secondo cui il FMI ha posticipato la scadenza della rata del debito del 5 giugno alla fine del mese.
Il primo ministro ellenico, infatti, oltre ad essere alle prese con la difficile trattativa con il FMI e le maggiori istituzioni europee per evitare il default, deve fronteggiare l’incandescente situazione all’interno del suo partito.
Negli ultimi mesi, la leadership di Syriza non sarebbe più scontata come un tempo per il premier greco: voci sempre più incessanti autorizzerebbero a pensare addirittura ad un voto di sfiducia per il governo.
Il dissenso riguarderebbe, ancora una volta, il difficile rapporto con l’UE; una situazione insostenibile per il vicepresidente del Parlamento greco, Alexis Mitropoulos, il quale ha dichiarato di non vedere un’alternativa valida all’indizione di elezioni anticipate.
La precaria situazione interna fa il palio con la brusca frenata nella trattativa con i creditori da parte della Grecia.
Nella serata di mercoledì, l’incontro a Bruxelles con il presidente dell’Eurogruppo Junker aveva autorizzato a nutrire un cauto ottimismo sulla favorevole risoluzione della questione. La proposta messa sul tavolo da Holland, Merkel, Lagarde e Draghi sembrava aver convinto i vertici dell’esecutivo greco, il quale si era impegnato a rispettare la scadenza della rata da 300 milioni di euro in favore del Fmi, prevista proprio per oggi.
La contrattazione con i creditori avrebbe dovuto subire una forte accelerata proprio nella giornata di ieri, invece, il confronto di Tsipras con i vertici interni al suo partito, ha prodotto una brusca frenata nella trattativa, con la minaccia default pronta a destabilizzare nuovamente i mercati.
Un dietrofront ufficializzato proprio ieri dal governo di Atene.
In una nota del Ministero delle Finanze, si legge come le proposte presentate dai creditori ‘aumenterebbero la povertà e la disoccupazione, mentre servirebbe un’immediata convergenza verso proposte più realistiche’.
A rincarare la dose ci ha pensato il ministro delle Finanze in persona, Yanis Varoufakis:
“Oggi, è il mio paese che è bloccato e ha bisogno di speranza. Le obiezioni morali sull’aiutare la Grecia, negano alla sua gente di raggiungere la propria rinascita. Maggiore austerità viene richiesta da un’economia che è in ginocchio, a causa dell’eccessiva dose di austerità che nessun Paese ha mai dovuto sopportare in tempo di pace. Nessuna offerta di riduzione del debito. Nessun piano per rilanciare gli investimenti. E ancora una volta si nega un ‘Discorso della Speranza’ per questo popolo caduto”.
Punto cardine del pensiero di Varoufakis è proprio la mancata speranza che si starebbe concedendo ai cittadini greci: secondo il ministro ellenico, tale ‘ingrediente’, sarebbe indispensabile per sostenere le misure varate dal governo; quali, l’attuazione di riforme strutturali.
Un ulteriore intervento volto a sottolineare la fase di stallo, arriva direttamente da Alexis Tsipras:
“La proposta dei creditori non può essere la base per un accordo”, avrebbe dichiarato il primo ministro ellenico al termine del colloquio telefonico con la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande. Tramonta dunque, la speranza dei vertici europei, di raggiungere un accordo prima del G7 di sabato e domenica, previsto in Germania, nel castello di Elmau in Baviera.
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