Dalla guerra sul campo, in Ucraina, a quella del commercio a colpi di sanzioni e ritorsioni: in questo contesto tesissimo, Occidente e Russia si combattono e Mosca potrebbe essere colpita da dazi.
Una guerra a colpi di bombe e non solo: cresce la tensione commerciale tra Russia e Paesi occidentali, guidati da Stati Uniti e Unione Europea.
Secondo indiscrezioni Reuters da ufficializzare, gli USA, insieme al G7 e all’UE, si muoveranno oggi, venerdì 11 marzo, per revocare lo status di “nazione più favorita” alla Russia.
Togliere a Mosca questa condizione apre la strada agli Stati Uniti e ai suoi alleati per imporre dazi su un’ampia gamma di merci russe, il che aumenterebbe la pressione su un’economia già in fase di recessione.
Intanto, il Governo di Putin ha annunciato le restrizioni alle esportazioni di alcuni beni. Cosa sta succedendo sul fronte commerciale mondiale?
Occidente contro Russia: è guerra commerciale totale
Non solo sanzioni economiche e finanziarie pesanti. Ora l’Occidente si sta muovendo in modo deciso e severo anche nel settore specifico del commercio, avanzando lo spettro di dazi.
Le mosse di Washington per stringere le viti su Mosca arrivano quando funzionari statunitensi ed europei accusano la Russia di crimini di guerra per il bombardamento di civili nelle città ucraine, in mezzo a ripetute violazioni del cessate il fuoco in cui ciascuna parte incolpa l’altra.
L’intenzione di Biden è di chiedere al Congresso la fine delle normali relazioni commerciali con la Russia, aprendo la strada a un aumento delle tariffe sulle importazioni dal Paese.
La sospensione di questi legami con gli Stati Uniti, ovvero dello status di nazione più favorita, metterebbe la Russia sullo stesso piano di Paesi come Cuba e Corea del Nord.
Inoltre, consentirebbe agli Stati Uniti di colpire la Russia con tariffe significativamente più elevate di quelle applicate ad altri membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, che ha come principio fondamentale la non discriminazione tra i membri e il trattamento uguale di tutti i membri.
Negli USA, il Congresso sarebbe unito nel chiedere tale revoca, alla quale dovrebbero essere favorevoli anche UE e Canada.
Da ricordare, che la Russia è molto più dipendente dall’Europa rispetto agli Stati Uniti, vendendo circa un terzo delle sue esportazioni al blocco, contro solo il 5% negli Stati Uniti nel 2020, secondo i dati del Fondo monetario internazionale compilati da Bloomberg.
La Russia sta bloccando l’export
La Russia ha reagito alle sanzioni occidentali imponendo divieti all’esportazione su una serie di prodotti fino alla fine del 2022.
Lo stop copre l’export di telecomunicazioni, apparecchiature mediche e per veicoli, agricole ed elettriche, nonché alcuni prodotti forestali come il legname. In totale, almeno 200 prodotti sono interessati.
L’ordine afferma che è possibile concedere esenzioni all’esportazione per le regioni separatiste georgiane dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia e per i membri dell’Unione economica eurasiatica guidata dalla Russia.
Il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha affermato che il divieto includerebbe le esportazioni di beni realizzati da società straniere che operano in Russia. Gli articoli comprendono automobili, vagoni ferroviari e container.
L’annuncio russo arriva quando l’ex presidente Dmitry Medvedev ha avvertito che i beni di proprietà di società occidentali che si sono ritirate dalla Russia potrebbero essere nazionalizzati.
Le aziende hanno abbandonato in massa o interrotto gli investimenti nel territorio russo, con giganti industriali e minerari come Caterpillar e Rio Tinto, Starbucks, Sony, Unilever e Goldman Sachs che si sono ritirati in segno di protesta contro la guerra.
Mercoledì Mosca ha approvato una legge che ha fatto il primo passo verso la nazionalizzazione degli asset delle aziende straniere che lasciano il Paese.
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