I Governi di tutto il mondo si stanno sfidando per vincere la guerra dei microchip, diventati essenziali per la produzione industriale di smartphone e automobili, ma anche di infrastrutture nazionali e armamenti militari.
I Governi di tutto il mondo stanno stanziando risorse enormi per vincere la guerra dei microchip, ormai diventata fondamentale in diversi settori dell’economia globale.
L’industria automobilistica, ad esempio, ha reso noto recentemente come a causa della carenza dei semiconduttori, si stima una perdita di 110 miliardi di dollari di entrate nel 2021, quasi il doppio rispetto alla precedente previsione di un passivo di 61 miliardi di dollari.
Negli ultimi mesi quindi è apparsa chiara l’importanza della produzione di questi chip intelligenti, diventata essenziale per i dispositivi e i mezzi utilizzati nella vita quotidiana, come smartphone e autovetture, ma anche per le infrastrutture nazionali e gli armamenti militari.
La penuria sta spingendo così gli Stati a mettere in campo investimenti colossali, toccando livelli registrati in passato per affrontare i conflitti armati, per perseguire l’obiettivo di acquisire un vantaggio competitivo rispetto agli altri e diventare autosufficienti, mettendo così al sicuro la supply chain della produzione industriale domestica.
Guerra dei microchip, la strategia della Corea del Sud
L’ultima nazione in ordine cronologico a rivelare un investimento monstre in questo settore è la Corea del Sud, con il Governo che ha dichiarato un budget di 510 trilioni di won sudcoreani, pari a oltre 370 miliardi di euro, entro il 2030.
La maggior parte di essi non saranno sostenuti dalla spesa pubblica, ma dalle aziende private tecnologiche come Samsung e SK Hynix, due tra i più importanti produttori al mondo di chip, che prevedono d’investire, rispettivamente, 171 trilioni di won (120 miliardi di euro) e 230 trilioni di won (170 miliardi di euro) complessivamente in questo decennio.
L’esecutivo di Seul sosterrà il settore mettendo a loro disposizione agevolazioni fiscali, finanziamenti e infrastrutture. L’obiettivo della nazione asiatica è quella di conquistare il primo posto a livello internazionale, attualmente occupato da Taiwan in termini di capacità produttiva.
Investimenti dei Governi nella sfida dei semiconduttori
Tuttavia la Corea del Sud si deve guardare le spalle dagli Stati Uniti, attualmente al terzo posto e dalla Cina, la quale sta guadagnando rapidamente terreno.
Anche l’Unione Europea prova a giocare la sua partita, avendo affermato lo scorso marzo di voler far balzare la produzione del blocco comunitario nei semiconduttori intelligenti, portandola dal 10% dell’intera produzione mondiale al 20% nei prossimi 10 anni.
Un obiettivo ambizioso quello di Bruxelles, che deve però affrontare la strategia di Joe Biden negli Stati Uniti, il quale ha proposto un piano da 50 miliardi di dollari, e le mosse di Xi Jinping in Cina, sempre più determinato a impegnare il Dragone in questa sfida tecnologica.
Così tutte le aree economiche si stanno sfidando per occupare l’agognata posizione di fornitore chiave dell’intero pianeta di questi chip, sempre più essenziali per l’intera manifattura mondiale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA