Huawei senza Android: conseguenze in Italia, interviene Codacons

Matteo Novelli

20 Maggio 2019 - 16:01

Il divorzio tra Google e Huawei: arrivano le prime conseguenze anche in Italia, il Codacons interviene a difesa dei consumatori. Class action in arrivo? Ecco cosa sta succedendo.

Huawei senza Android: conseguenze in Italia, interviene Codacons

Il terremoto commerciale determinato dal decreto anti-Huawei sta portando le prime conseguenze sia per quanto riguarda il mercato mobile sia per gli utenti. Huawei senza Android, è questa la strada obbligata a cui dovranno rifarsi i possessori dei dispositivi del colosso cinese, ma cosa cambia per l’Italia? Il Codacons, a poche ore dal divorzio tra Google e Huawei, scende in campo a difesa dei consumatori italiani minacciando una class action.

Chi è in possesso di uno smartphone Huawei, con l’Italia che svetta per le vendite di smartphone e tablet del colosso cinese, cosa rischia? Sulla carte il decreto anti-Huawei sembra riguardare solo i prossimi smartphone in uscita e non quelli già disponibili sul mercato, che dovrebbero continuare a ricevere gli aggiornamenti di Google e del Play Store.

Codacons ha fortemente criticato la scelta di Google, presentando in una nota ufficiale possibili provvedimenti legali.

Huawei senza Android: Codacons a difesa dei consumatori

Codacons non ha dubbi ed esprime il proprio pensiero sulla delicata questione Google vs Huawei: “La decisione di Google di ritirare la licenza d’uso del sistema operativo Android sui prodotti Huawei, che andrebbero così a perdere anche l’accesso al Google Play Store e a tutte le applicazioni della stessa Google, rischia di danneggiare gravemente i consumatori. La sospensione della licenza fornita da Google potrebbe provocare un terremoto sui telefonini, dalla mancanza di alcuni servizi Google all’impossibilità di eseguire alcuni aggiornamenti di sicurezza sugli smartphone, fino alla limitazione riguardo la funzionalità degli apparecchi. Effetti che danneggerebbero in modo evidente tutti coloro che hanno acquistato un cellulare Huawei convinti di poter utilizzare Android e tutti i servizi forniti da Google. Le ripercussioni risulterebbero pesanti in particolare in Italia, dato che è il primo Paese in Europa per numero di smartphone e tablet Huawei venduti”.

Il Codacons, attraverso i propri legali, potrebbe presto muoversi contro Google con una class action che miri a far ottenere ai consumatori un rimborso proporzionato alle nuove limitazioni.

Huawei senza Android: contro Google anche l’Associazione Difesa Orientamento Consumatori

I pareri si allargano anche all’Associazione Difesa Orientamento Consumatori, che attraverso il presidente Roberto Tascini esprime la propria preoccupazione sulla questione e difende i consumatori italiani: «Si tratta di un danno enorme per i consumatori, sia in termini di sicurezza del sistema che di privacy: senza aggiornamenti si è più vulnerabili ad attacchi esterni, senza contare i termini intesi in funzionalità del prodotto. I possessori attuali di prodotti Huawei rischiano di trovarsi entro poco tempo con un device non utilizzabile o quantomeno limitato. Invitiamo Google, le Istituzioni europee e italiane a fare chiarezza sulle effettive ripercussioni a danno dei consumatori: chiediamo all’azienda di Mountain View di garantire la piena usabilità e gli aggiornamenti di sicurezza per tutti i consumatori in possesso di uno smartphone e di un tablet Huawei».

Huawei: class action contro Google

La situazione italiana, con le varie associazioni dei consumatori pronte a intervenire, non è la sola. Anche da Pechino arrivano le prime reazioni e lo spettro di una lunga class action che vedrà impegnati Google e Huawei è sempre più reale: è lo stesso governo cinese a promettere il pieno supporto all’azienda, garantendo che queste abbiano tutti i mezzi necessari per proteggersi dalla nuova normativa americana.

È il portavoce del Ministro degli Affari Esteri della Cina ad accennare a provvedimenti legali contro Google nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato che aiuterà le aziende cinesi a salvaguardare i propri diritti usando ’l’arma della legge’.

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