Nel mondo della scuola i compiti a casa fanno da sempre discutere, ma alcune regole possono alleggerire sia gli alunni che gli insegnanti. Vediamo quali sono.
I compiti a casa assegnati dagli insegnanti ai propri alunni da sempre creano dibattito, ma secondo qualcuno si potrebbero (e dovrebbero) seguire delle regole per alleggerire alunni e insegnanti.
Il dibattito riguarda principalmente i compiti a casa assegnati ai bambini della scuola primaria che spesso frequentano il tempo prolungato o anche per ciò che concerne gli esercizi da svolgere durante le vacanze.
La cronaca è piena di casi di genitori (e insegnanti) che hanno preso le difese dei più piccoli ritenendo eccessivo il carico di lavoro da sostenere fuori dall’orario scolastico.
Bisogna considerare inoltre che i bambini, come anche i ragazzi degli altri ordini scolastici, hanno spesso un’agenda piena di impegni extra scolastici che vanno dai laboratori pomeridiani presso l’istituto che si frequenta, importanti per la formazione e oggetto di valutazione, alle attività svolte fuori.
Il tempo per approfondire quanto appreso durante le ore di lezione resta davvero poco ed è per questo che molti chiedono a gran voce di alleggerire alunni (ma anche gli insegnanti) con meno compiti a casa. Altro argomento che fa discutere riguarda il panino da casa a favore del quale c’è una recente sentenza del Tar del Lazio.
Vediamo ora alcune regole sui compiti a casa che si possono seguire cercando di individuare gli aspetti positivi e negativi di un minor carico di lavoro.
Compiti a casa: le regole per “fare meno”
Sui compiti a casa le regole le ha dettate un dirigente scolastico, un invito a fare meno (ma meglio) fuori dall’orario scolastico, con una proposta inviata direttamente al ministro dell’Istruzione.
Il decalogo “Regolacompiti” del preside Maurizio Parodi, che più di un anno fa aveva inviato una lettera con la proposta all’allora ministro del governo giallo-verde Bussetti, prevedeva dieci regole sui compiti a casa per Istituti e insegnanti.
Parodi d’altronde non è nuovo a queste iniziative, egli infatti coordina la Rete nazionale Docenti e Dirigenti a Compiti Zero ed è fondatore del movimento Basta Compiti, che ha anche un suo portale con la lista dei docenti che in tutta italia si astengono dall’assegnare compiti a casa.
Ovviamente quella di non assegnare i compiti a casa è una scelta libera del docente. Vediamo allora delle regole per i compiti a casa e come si può “fare meno” aumentando la qualità però di quanto si apprende.
Si potrebbe accettare la regola che se da una parte agli alunni si assegnano compiti a casa e per questo sono obbligati a farli, allo stesso tempo i docenti devono impegnarsi a correggerli, cosa che non accade molto spesso.
Inoltre per gli alunni che frequentano classi di 40 ore settimanali, ulteriori compiti a casa potrebbero richiedere uno sforzo eccessivo e una concentrazione che potrebbe venir meno.
Spesso gli alunni sono assenti per malattia ed è per questo che una buona regola potrebbe essere non costringerli a recuperarli.
Allo stesso tempo, e questa è una regola data da Parodi, ma che molti docenti in Italia condividono, non dovrebbero essere assegnati i compiti per le vacanze o nei fine settimana e non si deve neanche sacrificare la ricreazione per recuperarli. Questo punto d’altronde divide sempre insegnanti e genitori.
L’importante è ricordare che i compiti a casa non sono e non devono essere una punizione al di là di qualsiasi regola che si voglia seguire.
Compiti a casa: i pro e i contro
Se i docenti che seguono il decalogo dei zero compiti a casa sono contro il lavoro eccessivo extra scolastico, ci sono anche quelli che ne evidenziano gli elementi positivi.
Per molti docenti che sono a favore dei compiti a casa questi servono per praticare quanto imparato a scuola. Già dai primi anni delle elementari, per esempio, leggere a casa o ripetere le tabelline è un buon esercizio che a scuola poi viene verificato.
I compiti a casa, sempre che l’insegnante li corregga, permettono di verificare quanto appreso. Inoltre permettono di acquisire, specie nelle scuole secondarie, un metodo che deve tuttavia essere costruito in classe.
I compiti a casa, con ricerche e approfondimenti, servono a stimolare la curiosità degli alunni, la memoria e la capacità di fare collegamenti logici.
Ovviamente il carico dei compiti a casa non deve essere eccessivo perché spesso si rischia di non considerare le difficoltà che alcuni studenti potrebbero incontrare, la differenza di metodo e concentrazione.
Il carico di lavoro extrascolastico poi dovrebbe variare a seconda del grado di istruzione: ridotto alla primaria dove tutto il lavoro si svolge in classe per aumentarlo via via nella secondaria.
Tuttavia alcuni studi, come le analisi condotte da Harris Cooper, hanno dimostrato che i compiti a casa migliorano sì il rendimento scolastico del 20% alle scuole superiori, ma il dato si dimezza per le scuole medie fino ad annullarsi totalmente alle scuole elementari. Una buona regola sarebbe il considerare, in merito ai compiti a casa, nuovi e innovativi approcci educativi.
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