Un report rivela che nel primo quarto del 2019 le grandi M&A da oltre 10 miliardi di dollari sono praticamente sparite. Le cause
Nel primo quarto del 2019 sono quasi scomparse le grandi fusioni e acquisizioni internazionali. Per “grandi” s’intendono qui le transazioni finanziarie fra società di Paesi diversi superiori ai 10 miliardi di dollari. Mercati volatili, incertezze economiche, tensioni geopolitiche e protezionismo: questi sono i fattori, evidenziati da un report dello studio di ricerca Mergermarket, che hanno portato al declino dei mega-accordi. Ad aprile 2019, questi ammontano soltanto a nove, contro i 14 dello stesso periodo dell’anno precedente.
Di questi nove, il 70% riguardavano acquisizioni di società statunitensi per eliminare la concorrenza all’interno del mercato domestico. Il restante 30% di affari internazionali cala così di 10 punti percentuali rispetto alla media del periodo 2015-2018. Il volume globale di affari ha raggiunto gli 801,5 miliardi di dollari, con un calo del 15% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Il 51% degli affari globali è statunitense
Nell’analisi delle M&A globali, segnali positivi sono arrivati dall’economia statunitense, che ha siglato affari per un volume di 414 miliardi di dollari, ovvero il 51% del totale. L’acquisizione più importante è stata quella da 89,5 miliardi di dollari operata da Bristol-Myers Squibb del rivale domestico Celgene Corporation.
Molto più ristretto, invece, il giro d’affari europeo, che si è attestato su un valore di 122,9 miliardi di dollari. Incertezza economica e crescente protezionismo, evidenzia Megamarket, hanno portato l’Europa a cedere il 20% dal 2018 e il peggior quarto dal 2012. Anno in cui la crisi finanziaria era molto più fresca.
Anche la Cina ha registrato un consistente calo del volume d’affari, almeno per quanto riguarda le M&A oltre il confine. Queste hanno infatti raggiunto i minimi dal terzo quarto del 2014.
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