Uno studio del FMI analizza gli errori da evitare nell’impostare i vari strumenti di politica industriale.
La politica industriale può essere definita come l’insieme delle politiche governative che mirano a modificare la struttura settoriale di un’economia: ad esempio, favorendo un’industria ad alta tecnologia, un settore manifatturiero o, nei paesi a basso reddito, riducendo la dipendenza dalla produzione di materie prime e prodotti agricoli per concentrarsi maggiormente sulla loro trasformazione.
Gli strumenti della politica industriale possono includere sussidi diretti, sussidi indiretti (come prestiti a tasso agevolato o la costruzione di infrastrutture chiave), sussidi legati alle esportazioni, riduzione della concorrenza delle importazioni attraverso tariffe e altri metodi, abbattimento delle barriere commerciali per rendere più economico l’acquisto di beni e input essenziali, norme che impongono una quota di contenuto locale nella produzione di determinati beni, acquisti diretti di beni da parte del governo e altro ancora. Come ci si potrebbe aspettare, queste politiche hanno avuto successi in alcuni casi e, in altri, si sono rivelate uno spreco di risorse.
Un gruppo di economisti del FMI—Sandra Baquie, Yueling Huang, Florence Jaumotte, Jaden Kim, Rafael Machado Parente e Samuel Pienknagura—ha pubblicato una nota di discussione che riassume alcune lezioni tratte dall’esperienza, intitolata «Industrial Policies: Handle with Care» (FMI, SDN/2025/002, marzo 2025). Ecco alcuni dei temi più interessanti. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA