Oltremanica i titoli sovrani emessi da Sua Maestà offrono rendimenti più alti rispetto ai bond sovrani emessi del Tesoro (e non solo)
A inizio agosto, il Comitato Monetario della Bank of England (BoE) diede l’ok per la sforbiciata da 0,25% punti base al costo del denaro. Il tasso di interesse di riferimento passò così dal 5,25% al 5%, mentre sullo sfondo restava immutato l’obiettivo dell’inflazione al 2% a medio (o lungo?) termine.
L’altro ieri c’è stato il nuovo (il 2° annuo) taglio dei tassi, scesi così al 4,75%, e ad oggi il livello più basso da oltre 1 anno. Dopo una rapida scalata dallo 0,1% di dicembre 2021 al 5,25% dell’agosto 2023, la via del ritorno sembra essere imboccata.
Certo, guai a fare facili previsioni di un ritorno al passato in tempi rapidi come lo sono stati quelli degli aumenti. A dirlo è stato lo stato lo stesso Governatore Andrew Bailey che ha sostenuto l’impossibilità di “tagliare i tassi troppo o troppo rapidamente”. Cautela e circospezione, quindi, per evitare il classico passo più lungo della gamba.
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Quanto rendono i titoli di Stato inglesi sulle brevi, medi e lunghe scadenze?
Di norma i ritorni sul reddito fisso seguono gli andamenti del costo del denaro, ma con una sensibilità differente a seconda delle scadenze. I bond di breve respiro, infatti, risentono maggiormente delle condizioni monetarie, mentre l’influenza di quest’ultima diventa meno stringente su quelli lunghi.
Fatto sta che oggi i rendimenti dei titoli di Stato inglesi restano tra i più generosi d’Europa anche dopo il taglio dei tassi di interesse. Vediamo quanto rendono i bond di Sua Maestà sui vari orizzonti temporali:
- 3 mesi: 4,779%;
- 6 mesi: 4,854%;
- 1 anno: 4,640%;
- 2 anni: 4,439%;
- 3 anni: 4,253%;
- 5 anni: 4,363%;
- 7 anni: 4,405%;
- 10 anni: 4,502%;
- 20 anni: 4,957%;
- 30 anni: 4,981%;
- 50 anni: 4,442%;
A parità di scadenze, le obbligazioni targate MEF offrono sempre dei rendimenti inferiori ai titoli inglesi. A titolo di esempio, al momento il rendimento dei titoli nazionali sulle scadenze a 1, 5 e 10 anni sono pari, nell’ordine, al 2,781%, 3,072% e 3,697%.
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I rendimenti dei titoli di Stato inglesi restano tra i più generosi d’Europa anche dopo il taglio dei tassi di interesse
Eppure i rating attuali sui rispettivi Paesi emittenti sono a parti invertite, ossia benevoli per il Regno Unito e molto meno per il debito pubblico nazionale. Vale a dire AA (S&Poor’s e Scope), AA– (Fitch) e Aa3 (Moody’s) per il Regno Unito, e BBB (S&Poor’s e Fitch), BBB+ (Scope) e Baa3 (Moody’s) per l’Italia. Come mai i Gilt, i bond inglesi, teoricamente meno rischiosi dei nostri BTP offrono invece un rendimento maggiore?
Un primo ordine di fattori risiede nell’inflazione, negli ultimi 3 anni tanto funesta sul Continente come Oltremanica e nel resto del Mondo. Tuttavia, sulle sponde del Tamigi i prezzi hanno corso di più e più lungo nel tempo rispetto a quanto non è successo qui da noi in Europa.
Inoltre i rendimenti più generosi dei bond inglesi segnalano un possibile futuro rischio di cambio a carico della sterlina e a vantaggio della valuta comunitaria. In sostanza il mercato sconta un rafforzamento dell’euro contro un indebolimento della sterlina.
È quest’ultima considerazione la variabile chiave su cui impostare un possibile investimento in bond sovrani denominati in sterline. Il rendimento propende dalla loro, vero, ma il vero ago della bilancia sta nella valutazione del possibile cambio a scadenza. Se quella previsione si avverasse, le perdite da cambio potrebbero surclassare i guadagni rendendo nullo o negativo il rendimento. Se fallisse, invece, donerebbe altro boost al gain rendendo la scelta iniziale altamente profittevole.
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