È vero che gli immigrati ci pagano le pensioni?

Alessandro Cipolla

16/10/2019

Per l’ex presidente Tito Boeri “l’INPS ha bisogno dei lavoratori stranieri per sopravvivere”. È quindi vero che gli immigrati pagano le pensioni agli italiani oppure è soltanto una delle tante bufale che circolano sul tema dei migranti?

È vero che gli immigrati ci pagano le pensioni?

Sul tema dell’immigrazione sono tante le bufale e le fake news che circolano da anni. Dalla storia dei 35 euro al giorno che prenderebbero i migranti presenti nei nostri centri d’accoglienza, fino ai numeri degli sbarchi sulle nostre coste.

Parecchia confusione c’è anche sulla rilevante questione previdenziale, soprattutto da quando l’ex presidente dell’INPS Tito Boeri ha affermato che l’Italia ha bisogno degli immigrati per pagare le pensioni.

Una dichiarazione che suscitò subito una dura polemica con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, con il leader della Lega che a stretto giro accusò senza mezzi termini Tito Boeri di voler fare politica.

Ma è vero oppure è una bufala che gli immigrati pagano le pensioni degli italiani? Guardando i numeri relativi agli ultimi anni, appare evidente come i lavoratori stranieri siano nel nostro Paese fondamentali per il sostenimento del sistema previdenziale.

Gli immigrati e le pensioni

Secondo il report 2017 dell’INPS, in Italia i lavoratori stranieri versano ogni anno 8 miliardi di contributi nelle casse previdenziali, ricevendo in cambio in termini di pensioni o altre prestazioni sociali 3 miliardi.

Ogni anno quindi gli immigrati “regalano” all’INPS la bellezza di 5 miliardi. Una simulazione dell’istituto ha poi calcolato che chiudere le frontiere fino al 2040 costerebbe all’ente previdenziale minori incassi per 38 miliardi.

Attualmente lo Stato spende in totale ogni anno solo per le pensioni 269 miliardi, pari a circa il 15% del Pil. Anche se la fetta a cui contribuiscono gli stranieri non è così ampia, il problema riguarda maggiormente il futuro visto che si ipotizza che tra vent’anni la spesa pensionistica arriverà a sfiorare i 300 miliardi.

Stando ai numeri del 2018, in Italia attualmente ci sono 23 milioni di lavoratori (di cui 2,4 milioni stranieri) a fronte di 16 milioni di pensionati. A causa del calo demografico, si stima che nei prossimi anni ci sarà il deciso calo (circa 5 milioni in meno) di una popolazione che così sarà sempre più anziana.

Le pensioni erogate vengono pagate soprattutto con i contributi versati da chi lavora. Se in futuro ci saranno sempre meno lavoratori a causa del calo demografico e sempre più pensionati, per le casse dell’INPS sarà molto difficile riuscire a pagare gli assegni previdenziali.

Perché per Boeri l’Italia ha bisogno degli immigrati

Parlando dei conti dell’INPS, l’ex presidente Tito Boeri ha dichiarato che il sistema pensionistico italiano è in grado di reggere alla “sfida della longevità”, visto anche il contributo fornito dall’adeguamento dei requisiti per la pensione con le aspettative di vita stabilito dalla Legge Fornero.

Tuttavia non ci sono al suo interno dei “meccanismi” correttivi che permettano di far fronte ad un calo delle coorti d’ingresso nel mercato del lavoro, come ad esempio la riduzione delle nascite e il conseguente calo demografico alla quale è soggetta l’Italia da anni.

L’unico modo per contrastare il declino demografico - che secondo Boeri è “un problema molto più vicino nel tempo di quanto si ritenga” - nonché il calo delle entrate per le casse dell’INPS, è quello di aumentare il numero degli immigrati regolari, i quali potrebbero dedicarsi a quei lavori che “gli italiani non vogliono più fare”.

In questo modo, aumentando i lavoratori regolari, ci sarebbe un incremento delle entrate per l’INPS che di conseguenza avrebbe maggiore liquidità per affrontare le sfide future.

Dimezzando l’immigrazione, invece, in soli 5 anni si rischia di perdere una “popolazione equivalente a quella odierna di Torino”; circa 700mila persone con meno di 34 (e quindi dei potenziali lavoratori, e contribuenti, per i prossimi 30 anni) nell’arco di una sola legislatura.

A ciò bisogna aggiungere l’introduzione di Quota 100, che potrebbe portare ad avere nei tre anni della sua durata circa 750mila pensionati in più con tutti i costi che ne conseguono.

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