Le difficoltà sull’IPO di Popolare di Vicenza aumenta i rischi del già fragile settore bancario in Italia. L’analisi di Bloomberg.
Banca Popolare di Vicenza fatica ad attirare degli acquirenti alla sua IPO - offerta pubblica iniziale - voluta dalle autorità di regolamentazione per evitare di veder puniti i creditori della banca, evento che amplierebbe ancora di più il rischio sulla credibilità del sistema finanziario in Italia.
Il fallimento dell’IPO di Pop. Vicenza potrebbe scatenare un effetto domino sull’intero comparto bancario italiano, come spiegato da un recente articolo di Bloomberg.
IPO Pop. Vicenza incerta, a rischio l’intero comparto banche
«Se non riescono a tirarne fuori una IPO di successo, le probabilità di una risoluzione diventano più grandi, il che sarebbe un male per l’intero sistema bancario italiano, portandolo in un vortice al ribasso»,
ha commentato Stefano Girola, che cogestisce circa 40 miliardi di euro per la Syz Asset Management a Lugano, in Svizzera.
Popolare di Vicenza sta cercando di raccogliere almeno 1,8 miliardi di euro nel tentativo di sistemare il bilancio verso la trasformazione della banca cooperativa in una società per azioni. La Banca Centrale Europea avverte che senza un aumento di capitale, dovuto entro il 30 aprile, la Popolare di Vicenza avrà bisogno di attingere ai fondi dei creditori per alimentare le riserve finanziarie.
Anche Veneto Banca, Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige SpA si stanno avvicinando alla scadenza entro la quale è dovuta una vendita di parte delle proprie azioni o una riorganizzazione interna.
UniCredit (UCG), l’unico garante dell’IPO della Banca Popolare di Vicenza, sta valutando se rinviare la scadenza dell’accordo, come riferito alla stampa nella giornata di mercoledì. Se UniCredit non riuscirà a trovare degli acquirenti per la Popolare di Vicenza potrebbe, la banca stessa, numero uno in Italia, potrebbe ad acquistarne le azioni.
«Se UniCredit sarà costretta a consolidare la Popolare di Vicenza semplicemente perché la vendita delle azioni non va a buon fine, nessuna delle banche italiane in difficoltà riuscirebbe a trovare un fronte unito per un aumento di capitale»,
secondo Fabrizio Bernardi, analista alla Fidentiis.
Banche in crisi: Italia e BCE in difficoltà
I segni di un ritardo dell’IPO della Popolare di Vicenza, che aggiungono difficoltà per l’Italia e la BCE nel tentativo di riorganizzare il settore bancario del paese, non convincono gli acquirenti.
«Semplicemente, gli investitori non credono nella capacità delle banche italiane di migliorare la redditività e aumentare il capitale»,
ha detto Jacopo Ceccatelli, amministratore delegato della Marzotto SIM SpA, società di intermediazione con sede a Milano.
Ceccatelli cita le montagne di crediti inesigibili, i costi elevati di una economia stagnante e «in alcuni casi, il malgoverno e la cattiva condotta degli ex dirigenti e il calo della fiducia, che mettono in dubbio i piani di ristrutturazione.»
Italia: banche lontane da aumento capitale, pesano le sofferenze
Gli istituti di credito italiani si trovano in enorme difficoltà nel tentativo di ampliare i profitti e il capitale dopo l’aumento delle sofferenze a 360 miliardi di euro, che impedisce loro di concedere nuovi prestiti e che frena l’economia del paese.
Il salvataggio di quattro istituti di credito regionali dello scorso anno, che ha causato forti perdite per gli obbligazionisti e preoccupato i clienti - ha causato una corsa al ritiro di capitale sui depositi.
«Le difficili richieste dei regolatori possono in definitiva essere controproducenti e aumentare il rischio sistemico,»
afferma Alberto Cordara, analista alla Bank of America Merrill Lynch Global Research, in un report del 23 marzo.
«L’Italia è stata utilizzata come un banco di prova durante il salvataggio delle quattro banche dello scorso anno, che ha causato una grave dislocazione dei mercati azionari e obbligazionari.»
Veneto Banca prevede di raccogliere circa 1 miliardo di euro tramite un’IPO nel mese di giugno, come parte di un piano di ristrutturazione concordato con la BCE per rafforzarne il capitale, mentre Banco Popolare ha annunciato la vendita da 1 miliardo di euro entro ottobre pur di ottenere l’approvazione della BCE alla fusione con Banca Popolare di Milano. Intanto Monte dei Paschi e Carige sono alla ricerca di nuovi partner.
Il portavoce di Banca Popolare di Vicenza ha rifiutato di commentare, spiega Bloomberg.
Le banche italiane stanno cercando di raccogliere fondi e attirare nuovi partner in un contesto in cui titoli bancari europei hanno colpito i minimi del 2012.
L’indice Stoxx Europe 600 Banks è sceso del 21 per cento e sette dei 10 titoli peggiori su un totale di 47 società monitorate sono italiani.
«Dal di fuori non si ha l’impressione che l’Italia stia uscendo dalla recessione», ha detto l’ad di Banca Monte dei Paschi di Siena, Fabrizio Viola, giovedì. «Gli investitori ci guardano, ma non sono in fila per investire miliardi, siano essi banche o qualcos’altro.»
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