Il Ministro dell’Economia Tria conferma l’obbligo degli ISA, gli Indici sintetici di affidabilità fiscale, per le dichiarazioni dei redditi 2019. Continuano le proteste dei professionisti dovute al malfunzionalmento del software dell’Agenzia delle Entrate
ISA 2019 obbligatori per la dichiarazione dei redditi, questo è quanto confermato dal Ministro dell’Economia Tria durante il question time in Parlamento del 31 luglio 2019.
Le proteste dei professionisti continuano a farsi sentire, dato il continuo malfunzionamento del software dell’Agenzia delle Entrate che dovrebbe essere in grado di assegnare le cosiddette pagelle fiscali.
Gli ISA infatti attribuiscono ai contribuenti un voto, un giudizio in merito all’affidabilità fiscale basato su diversi parametri. Si tratta di una sorta di pagella scolastica ed i titolari di partita IVA con un voto da 8 in su avranno accesso a dei benefici premiali.
Fin qui tutto chiaro, se non fosse che l’avvio degli ISA è stato gestito in maniera tutt’altro che ottimale.
Il problema che i professionisti e le imprese mettono in risalto ormai da mesi non è solo il cambio di prospettiva rispetto ai precedenti studi di settore, ma anche l’imprevedibilità dei risultati, che alla luce dei primi calcoli sembrano differire sostanzialmente e cambiare ad ogni aggiornamento del software da parte delle Entrate.
Proprio per questo il Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili ha ribadito la richiesta che gli ISA siano facoltativi per questo primo anno di applicazione, anche in presenza di possibili problemi di gettito.
Lo scopo non è tornare agli studi di settore, ma rendere il passaggio agli ISA più graduale. Serve tempo, non solo ai titolari di partita IVA ma anche all’Amministrazione Finanziaria per testare l’affidabilità del nuovo strumento.
ISA 2019 obbligatori, le dichiarazioni di Tria
Il Ministro dell’Economia, però, è di altro avviso. Durante il question time che si è tenuto in Camera dei Deputati il 31 luglio 2019, il Ministro Tria ha confermato che gli ISA non solo saranno obbligatori per le dichiarazioni del 2019, ma non saranno applicati in modo “depotenziato”.
Il rischio, secondo il Ministro dell’Economia, è di penalizzare i contribuenti più virtuosi (cioè quelli con un punteggio dall’8 in su) e premiare i soggetti con minore affidabilità fiscale.
In particolare, i contribuenti individuati come «virtuosi» dal sistema non accederebbero ai premi previsti dalla norma istitutiva degli ISA, mentre i soggetti con un punteggio più basso non sarebbero adeguatamente individuati ai fini dell’analisi del rischio di evasione fiscale.
Il Ministro dell’Economia è comunque conscio dei ritardi e dei disagi che hanno riguardato sia professionisti che contribuenti con riferimento agli ISA.
Per questo motivo nel Decreto Crescita è stata prevista una proroga al 30 settembre 2019 per i versamenti delle dichiarazioni dei redditi, IVA e IRAP per i contribuenti a cui sono stati approvati gli ISA.
Il problema però non riguarda solo le tempistiche, quanto gli errori di calcolo da parte dei software gestionali da cui dipende l’assegnazione del punteggio (che ha come risultato il premio fiscale o il controllo dell’Agenzia delle Entrate).
I professionisti infatti segnalano che basta apportare una modifica minima e il punteggio viene completamente sballato dal software.
La stessa Assosofware consiglia di aspettare ad inserire o modificare dati, perché finché Sogei non risolverà definitivamente i problemi tecnici di calcolo del software si rischia di dover dover tornare a lavorare sugli ISA 2019 a chiusura della dichiarazione.
ISA 2019 obbligatori, le proteste dei professionisti
Come si può leggere nel comunicato stampa congiunto dell’ADC e dell’ANC pubblicato il 30 luglio 2019, le associazioni dei commercialisti si sono unite per prendere posizione contro la scelta del Legislatore.
Per l’Associazione Nazionale Commercialisti e per l’Associazione Dottori Commercialisti, infatti, è discutibile il fatto che un premio dal parte del fisco venga assegnato non per un comportamento virtuoso ma perché si può semplicemente “comprare”.
Si tratta di un sistema che dovrebbe mettere in allarme il fisco, il quale in teoria è basato su principi di equità, giustizia e trasparenza.
Insomma, se da un lato è evidente che gli Isa non sono ancora pronti, visto che il software necessita di continue manutenzioni che rendono inattendibili tutti i risultati, dall’altro lato non dovremmo dimenticare che le entrate pubbliche dovrebbero fondarsi sulla reale capacità contributiva dei cittadini.
Com’è possibile allora che la prova del rispetto di tale principio sia lasciata al giudizio di un software che nemmeno funziona a pieno regime?
© RIPRODUZIONE RISERVATA