ISTAT: giù i consumi delle famiglie

Gennaro Ottaviano

20/04/2019

I dati riguardanti i consumi ad aprile da parte delle famiglie sono in netto calo, raggiungendo il livello più basso dal luglio del 2017, sottolineando un clima di sfiducia da parte di imprese e consumatori

ISTAT: giù i consumi delle famiglie

In un clima di instabilità politica e in attesa del DEF e del Decreto Sblocca Cantieri, i dati ISTAT sui consumi sottolineano un momento di sofferenza della nostra economia. Il valore è sceso a 110,5 raggiungendo la quota più bassa dal 2017. Non solo vi è una riduzione della fiducia dei consumatori, ma si prospetta anche una diminuzione di quella delle imprese. Ma perché questi valori sono importanti per la salute della nostra economia?

L’indice della fiducia delle famiglie in Italia

Un valore elevato di fiducia indica una certa tranquillità da parte dei consumatori con eventuali aumenti della spesa e degli investimenti
L’economia Italiana è ormai oggetto di numerose osservazioni e critiche. Bloomberg in una recente dichiarazione ha sottolineato come una crisi è alle porte. Moody’s ieri ha declassato il rating dell’Italia specificando come il nostro paese sta invecchiando e questo può portare solo a una riduzione di una serie di particolari attività. Il clima non migliora con i dati resi noti dall’ISTAT con l’affermazione di un netto peggioramento e una diminuzione per il terzo mese consecutivo dei valori. Infatti ad aprile l’indice è passato a 111,2 a 110,5 con il ribasso di un intero punto. La riduzione dei parametri riguarda tutte le componenti che fanno parte dell’indice. Il clima economico cala da 123,8 a 122,6; il clima personale continua la sua discesa da 106,8 a 105,9; il clima corrente ha raggiunto i 106,9, contro i 107,8 del mese precedente. Infine il clima futuro è sceso di poco a 115,6.

Scende la fiducia delle imprese

Non solo l’ISTAT dichiara una discesa dell’indice di fiducia dei consumatori, ma anche quello delle imprese. Il valore ad aprile ha toccato i 98,7 rispetto a 99,1. Il livello raggiunto è tra i più bassi negli ultimi quattro anni, rimanendo al di sotto di quello del 2015. La sfiducia da parte delle imprese si nota in tutti i settori. In quello manifatturiero l’inflessione è minore anche se si rivela una riduzione per quanto riguarda l’ambito concernente le attese di produzione, gli ordini e le scorte di magazzino. L’indice passa da 100,8 a 100,6.
Nel settore dei servizi invece la decrescita è strettamente legata all’andamento degli affari con una discesa di un intero punto, da 100,1 a 99. Infine anche nel commercio a dettaglio la situazione che si prospetta è di un decremento dell’indice, raggiungendo quota 101,4 rispetto ai 105,3. L’unico settore a non risentire di questa particolare situazione di instabilità sembra essere quella delle costruzioni. L’indice infatti ha avuto un aumento da 140,3 a 141,2.

I fattori della crisi

I dati ISTAT nel complesso delineano uno scenario preoccupante, nel quale si denota un’incertezza complessiva nei confronti dello stato dell’economia del nostro Paese. Tra i fattori che determinano un decremento dell’indice di fiducia, contribuisce la situazioni di difficoltà politica che si prospetta in questi giorni. Inoltre gli interventi del Governo al fine di migliorare la capacità di acquisto delle singole famiglie, non sembrano aver prospettato i risultati ottenuti, mantenendo quel clima di diffidenza degli ultimi anni. Le prospettive del ministro Tria di aumentare l’IVA e la sensazione che il debito pubblico sia fuori controlla da parte del Governo, non fa che influenzare in maniera nagtaiva la fiducia.

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