La storia politica, i guadagni e la pensione di Ilona Staller, la iconica Cicciolina dei film a luci rosse con un passato da deputata che adesso sarebbe in difficoltà economica.
Quanto guadagna Ilona Staller? Una domanda questa di grande attualità visto che il suo appartamento, un abitazione da 130 metri quadrati in via Cassia con tanto di piscina privata, è stato messo all’asta a causa dei problemi finanziari della ex diva dei film a luci rosse ed ex deputata: prezzo di vendita 231.000 euro.
Cicciolina - questo è il suo nome d’arte con cui è diventata una icona da noi - è personaggio ben noto della cultura pop e politica del nostro paese, tanto da aver preso parte anche all’Isola dei Famosi edizione 2022.
Al cachet di questo ritorno in TV, in un reality già noto per altre curiose apparizioni, si aggiunge la pensione da parlamentare che la donna percepisce dopo la conclusione della sua carriera da deputata per il partito dei Radicali.
Alla luce delle tante battaglie della Staller sul tema dei vitalizi e delle retribuzioni, che ripercorreremo insieme per tracciarne le tappe salienti, viene quindi da chiedersi a quanto ammonti oggi il suo guadagno. La somma corrispostale dallo Stato è stata resa nota tempo fa proprio grazie alle sue dichiarazioni in sede di manifestazione davanti a Palazzo Montecitorio.
L’ex parlamentare - ungherese di nascita ma naturalizzata italiana - infatti ha alle spalle una lunga storia di lotta proprio sul fronte stipendi e incassi pensionistici.
Ricostruiamo quindi la sua ascesa politica, momento di rottura per il panorama elettorale italiano, e i motivi che la spinsero a svecchiare un mondo, quello della politica, che ancora oggi forse non ha conosciuto casi tanto rivoluzionari quanto il suo.
Come tutto è iniziato: la candidatura con i Radicali
Eletta nel collegio di Roma e proclamata il 27 giugno 1987, Ilona Staller si è fatta strada nel mondo della politica sull’onda di una rivoluzione promossa da Marco Pannella, leader dei Radicali. Proprio lui infatti decise di candidarla a deputata sull’onda della notorietà ben consolidata per apportare specifiche modifiche all’assetto parlamentare italiano.
Per arrivare a far ciò si parte con una campagna elettorale molto tradizionale, quasi vecchio stampo, con presidi paese per paese, dalla mattina alla sera. I comizi fanno eco e sono seguiti soprattutto da pubblico maschile che, in un modo che oggi definiremo molesto, allunga le mani per avvicinarsi il più possibile.
Celebre il gesto di scoprire il seno sinistro «per indicare da che parte sta». Le femministe dell’epoca in quell’occasione la accusarono di mercificare il corpo femminile.
Il tour però dà i suoi frutti e 20mila voti che la proiettano alla Camera. A quel punto il programma politico è serrato. Nel clima dei candidati-simbolo che tentano d’incarnare attraverso il proprio trascorso battaglie di partito (ricordiamo Enzo Tortora o Luca Coscioni sui temi di giustizia e salute) anche Staller prende il suo posto con dei punti fermi:
- è contro la censura e il «bacchettonismo» dei costumi;
- a favore della libertà sessuale delle persone detenute;
- pro alla depenalizzazione delle droghe leggere;
- pro anche all’informazione sull’AIDS.
Temi forti che ancora oggi il nostro Paese non gestisce con leggerezza.
La stampa così riprende ogni sua citazione e, forte di questo apparente sostegno, la deputata tenta il passo più lungo della gamba; nel 1992 fonda il Partito dell’amore insieme a Moana Pozzi. Le due, tra le altre cose, promettevano la riapertura dei bordelli.
Presenze e attività in aula di Staller
Dal punto di vista concreto sappiamo che Staller è stata componente di due organi parlamentari:
- IV COMMISSIONE DIFESA (dal 4 agosto 1987 al 15 marzo 1988)
- IX COMMISSIONE TRASPORTI (dal 15 marzo 1988 al 22 aprile 1992)
Al di là di queste appartenenze però si è resa protagonista di varie proposte di legge che esulano da questi contesti. Per valutarne la statura politica ne citiamo alcune, le più rilevanti:
- Modificazioni e integrazioni alla legge 26 luglio 1975, n. 354, per la regolamentazione del diritto alla affettività dei detenuti, l’introduzione delle aree miste all’interno delle carceri e la distribuzione gratuita di mezzi contraccezionali ai detenuti (presentata il 4 luglio 1989)
- Istituzione dei parchi e degli alberghi dell’amore (presentata il 23 agosto 1989)
- Studio della sessualità nelle scuole della Repubblica (presentata il 19 settembre 1989)
- Norme sull’esercizio della prostituzione e abrogazione della legge 20 febbraio 1958, n. 75 (presentata il 19 febbraio 1991)
Il contraltare di queste mobilitazioni progressiste e innovative di cui Staller è prima firmataria, è il suo vertiginoso tasso di assenteismo in aula.
Nel 1991 La Repubblica ripercorreva la top ten dei deputati assenteisti andata in onda su Rai Uno in una trasmissione di Enzo Biagi. La puntata dello show in questione, basato sui dieci comandamenti riletti all’italiana, era incentrata sul settimo di questo, ovvero «non rubare». La critica mossa a tutti gli onorevoli meno presenti era quella di furto come uno stipendio immeritato «rubato alla gente». Il monologo presentava i dieci casi più clamorosi con Giuseppe Avellone della DC in testa: assente al 99,2 per cento delle votazioni. In settima posizione invece l’onorevole Ilona Staller.
Curioso il fatto che, prima di essere eletta, Leonardo Sciascia l’avesse difesa proprio così:
«In Parlamento meglio una Cicciolina che un ladro».
Pensione da ex parlamentare: le cifre del vitalizio
Quanto ha guadagnato Staller come parlamentare?
Con toni scandalizzati, una volta andata in pensione, Staller ha ribadito più volte che il suo vitalizio è più ingiusto di quello di molti altri suoi ex colleghi. Intervistata a Roma davanti alla Camera dei Deputati nel 2018 disse:
«Non arrivo neanche a 2 mila euro. Non mi sembra questa grande cifra, ci sono degli ex onorevoli che intascano fino a 40 mila euro».
Quelle parole, giunte a margine di una manifestazione contro il possibile taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, erano un modo per sottolineare come i 1.700 euro pagati dallo Stato fossero un ridimensionamento castigante.
Infatti aggiunge:
«Prima percepivo 3.100 euro al mese lordi: ne restavano netti 1.800. Ora ne prendo 1.000. Come faccio a camparci?»
Quello stipendio era infatti così ripartito:
“Il 60 per cento lo davo al partito e mi restavano circa 3 milioni di lire. La metà li passavo a un avvocato che scriveva per me le proposte di legge”.
Visto il pignoramento e la messa all’asta della sua casa, per Cicciolina le difficoltà economiche sembrerebbero essere reali nonostante il vitalizio e le recenti partecipazioni televisive.
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