Dopo la terza dose di richiamo, non è lontana la possibilità di una quarta dose. A renderla necessaria potrebbe essere proprio la variante Omicron. Cosa dicono le case farmautiche?
Ci sarà una quarta dose? Non è una novità del 2022, il dibattito scientifico o pubblico ne parla da mesi. Dopo la terza dose di richiamo, che serve per aumentare la protezione contro il Sars-CoV-2 e le sue varianti, si discuteva della possibilità che la vaccinazione potesse avvenire una volta all’anno od ogni sei mesi, come per l’influenza.
L’arrivo della variante Omicron, considerata “inaspettata” dal portavoce della casa farmaceutica del vaccino Pfizer, ha cambiato le carte in tavola. Prima della dose annuale, cioè quella pensata per combattere la modalità endemica del virus, potrebbe servire un nuovo richiamo.
Il motivo risiede nella diminuzione della protezione del vaccino o di chi si è immunizzato dopo essere guarito. Per questo la “quarta dose”, cioè un’altra dose di richiamo per contrastare il perdurare della variante Omicron, potrebbe essere presto in arrivo.
Quarta dose: cosa dicono le case farmaceutiche
La quarta dose di richiamo sarà necessaria prima del tempo, a dirlo sono le case farmaceutiche che producono i vaccini più utilizzati in Italia. A far cambiare i piani, che prevedevano una somministrazione annuale per la prevenzione del Covid-19, è stato l’attivo della variante Omicron. La protezione di chi è guarito dal Covid-19 e di chi è vaccinato dura pochi mesi davanti alla variante, tanto da “farci chiedere se c’è bisogno, prima del richiamo annuale, di una quarta dose”.
A dirlo è stato Albert Bourl, numero uno di Pzifer, durante una conference call tenuta il 6 gennaio con la partecipazione dell’analista della divisione Ricerca di Goldman Sachs Chris Shibutani. Nella conferenza, tenuta online, è emerso come il piano per il contrasto fosse inizialmente diviso in una prima vaccinazione (somministrazione di due dosi) di protezione, più un richiamo annuale.
Ma i piani sono cambiati e continuano a cambiare a ogni nuova variante. Un’altra possibilità è lo sviluppo di un vaccino specifico contro Omicron, che potrebbe essere pronto molto presto secondo il ceo di Moderna, Stephane Bancel.
La quarta dose: cosa sappiamo
Ci sono diversi scenari possibili per il futuro, a darcene un assaggio è stato il patologo Guido Silvestri sul Corriere della Sera. Tra gli scenari il migliore è quello non contemplato, ovvero quello dove tutti sono vaccinati e immunizzati, ma Silvestri fa un’altra previsione, prendendo come base l’analisi dell’onda Omicron dello scorso mese.
Il primo scenario, quello migliore, vede la variante Omicron protagonista “buona” della fine della pandemia. Non causando una malattia severa, anche se con alti numeri di contagio, la letalità sarebbe più bassa. Potrebbe essere lo scenario nel quale, secondo il manager di Pfizer, la variante Omicron rimarrà in circolazione per un decennio. Per questo lo scenario più probabile è la vaccinazione annuale, che secondo quanto sappiamo potrebbe avvenire dal 2023.
Mentre lo scenario peggiore immagina la variante Omicron mutare, Silvestri scrive “fare marcia indietro sulle mutazioni” e diventare più infettiva per i polmoni. “Non è uno scenario impossibile”, anche se la possibilità è, fortunatamente, bassa. Bassa non è zero. Per questo l’unica protezione certa che abbiamo è insistere sulla vaccinazione.
Oppure sulla pillola antivirale, Paxlovid. Sembra però che ci vorrà tempo, 9 mesi circa, per la produzione. Comunque un tempo adeguato per la produzione del principio attivo (in media 6 mesi), ricorda il manager di Moderna.
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