Cerchiamo di capire se esista una correlazione tra le misure d’emergenza per il coronavirus in Lombardia e la relativa riduzione delle emissioni nocive
È davvero possibile che le misure d’emergenza per il coronavirus abbiano ripulito l’aria? È quello che si stanno chiedendo molti scienziati in giro per il mondo, dopo la pubblicazione di alcune immagini satellitari che mostravano la riduzione delle emissioni nocive in Cina. Lo stesso fenomeno si sta verificando anche in Lombardia, dove è presente uno dei focolai più grandi d’Europa. Tuttavia, sarebbero state principalmente le condizioni meteo a favorire la nuova situazione climatica.
Con il coronavirus meno emissioni nocive in Cina: la NASA conferma
La Cina per contrastare il virus ha cercato di utilizzare ogni mezzo a propria disposizione. Il governo, tra le altre cose, ha deciso di chiudere gran parte dell’attività industriale, con la riduzione degli spostamenti aerei, su rotaia e su gomma. Questa scelta avrebbe contribuito a ‘ripulire’ l’aria dalle emissioni nocive. Alcune immagini satellitari fornite da Copernicus, iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea per il monitoraggio dell’ambiente, hanno mostrato un netto miglioramento nella qualità dell’aria.
La quantità di emissioni di PM 2,5 è diminuita del 30% nella stessa finestra in cui la diffusione del COVID-19 ha portato al rallentamento forzato dell’industria. Il confronto è stato effettuato con rilevazioni precedenti che risalgono agli ultimi tre anni. La conferma è poi arrivata dalla NASA, come riporta euronews.com, che ha potuto verificare la stessa identica situazione osservata dall’ESA.
Aria più pulita anche in Lombardia ma il fattore meteo ha influito
Va tenuto in considerazione che il fattore meteorologico contribuisce in modo pesante alla concentrazione di questi particolati. Per questo, risultati attendibili possono essere ottenuti solamente effettuando rilevazione sul lungo periodo, come fatto appunto dalla NASA e dall’ESA. Le poche auto che circolano in strada e, in generale, la riduzione del numero degli spostamenti ha portato a una diminuzione dei livelli d’inquinamento anche in Lombardia. Lì è concentrato uno dei focolai di coronavirus più grande d’Europa, con all’attivo 2251 casi.
I rilevamenti di Arpa Lombardia hanno confermato una minore concentrazione di PM 10 a Milano e provincia. Al 26 febbraio i valori erano risultati al di sotto dei limiti giornalieri, ovvero sotto i 50 microgrammi al metrocubo. Le uniche eccezioni nella zona di Saronno e di Varese dove si era arrivati a 59 microgrammi al metrocubo. Per quanto riguarda Milano la concentrazione si aggirava intorno ai 43 microgrammi al metrocubo. Il valore più basso registrato è stato a Cantù: 16 microgrammi al metrocubo.
Secondo Arpa Lombardia, non ci sarebbe diretto collegamento tra l’epidemia di coronavirus e la qualità dell’aria, considerate le condizioni meteo favorevoli degli ultimi giorni. Sarebbe stato soprattutto il vento a portare un miglioramento della situazione. Ecco cosa si legge nella nota pubblicata dall’agenzia regionale il 27 febbraio:
“Questo andamento conferma ancora una volta che, oltre alla significativa influenza delle condizioni meteorologiche sul breve periodo, la scala su cui affrontare l’inquinamento da particolato non può che essere quella dell’intero bacino padano, con interventi strutturali e non estemporanei”.
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