Le isole di plastica sono uno dei grandi orrori di questo XXI secolo e purtroppo non esiste solo la Pacific Trash Vortex, difatti anche nel Tirreno ne ospitiamo una, lunga km.
Si chiamano isole di plastica e sono grandi agglomerati di oggetti monouso, bottiglie, buste, ciabatte e molto altro ancora di questo materiale. Le garbage patch, immensi ammassi di rifiuti, stanno pian piano colonizzando i mari, portando non pochi problemi all’ecosistema. Le correnti marine spingono infatti i rifiuti sversati nelle acque ad agglomerarsi nello stesso punto, formando delle vere e proprie isole.
Il più famoso ammasso galleggiante di rifiuti è senza dubbio il Great Pacific Garbage Patch, conosciuto anche come Pacific Trash Vortex, l’agglomerato di rifiuti più grande del mondo che si sposta nell’Oceano in base alle correnti marine.
Non tutti sanno però che questo non è il solo ammasso di spazzatura galleggiante del nostro pianeta, dal momento che esisto molte di queste «isole» e che una di queste è anche presente nel nostro bel Mar Tirreno. Di fronte alle coste dell’Isola d’Elba si è infatti creata una striscia di plastica e altri materiali di scarto che si estende per km.
Vediamo insieme quali sono le più grandi isole di plastica nel mondo e in quali zone si trovano questi ammassi di rifiuti.
Isole di plastica: le più grandi presenti nel mondo
La plastica è sempre più al centro dell’interesse nazionale e internazionale, i suoi lunghissimi tempi di degradazione la portano infatti ad essere un prodotto altamente inquinante. Per questo a partire dal 2021 in Ue saranno messi al bando i prodotti monouso, anche se si dovrà correre ai ripari al più presto, riuscendo a ripulire i mari del pianeta.
Attualmente esistono infatti ben 6 isole al mondo che sono composte interamente di plastica, metalli leggeri e residui di altri materiali. Senza dubbio come abbiamo detto la più grande e conosciuta è la Great Pacific Garbage Patch, mostrata in tanti video. L’agglomerato di rifiuti si pensa che abbia un’estensione di 70.000 km² (una grandezza molto simile a quella dell’intera penisola iberica) per un totale di 3 milioni di tonnellate di rifiuti.
Ad inquinare i mari e gli oceani non vi è solo questa grande isola di immondizia, ma se ne contano almeno altre 5, che per estensione e quantitativo di rifiuti comportano gravi problemi per gli ecosistemi marini. Un’altra grande isola si trova tra Perù e Cile, la South Pacific Garbage Patch, un ammasso di rifiuti che si estende per una superficie che è di 8 volte quella dell’Italia. Questa grande «isola» contiene soprattutto frammenti di plastica che si sono erosi, per agenti atmosferici e passare del tempo, andando a diventare un grave pericolo per l’ecosistema.
Lasciamo adesso l’Oceano Pacifico e passiamo all’Atlantico, che non gode di una salute migliore. Qui troviamo la North Atlantic Garbage Patch, scoperta nel lontano 1972 e che si stima sia giunta ad un’estensione di 40 milioni di km², aggiudicandosi il secondo posto nella classifica delle isole di rifiuti più grandi del mondo.
Sempre nel Pacifico, oltre ad esserci la North, vi è anche la South Atlantic Garbage Patch, mossa dalla corrente oceanica, si estende per km. Sebbene sia piuttosto estesa è tra le meno conosciute, dato che risulta molto lontano dalle rotte commerciali e quindi tra le meno documentate.
Nell’Oceano Indiano troviamo invece l’Indian Ocean Garbage Patch una distesa densa di detriti di plastica, scoperta nel 2010. Di recente scoperta è anche l’Arctic Garbage Patch che si trova nel mare di Barents, dove si sono accumulati i rifiuti della società europea che per la corrente si sono poi andati a depositare di fronte alle coste della Norvegia. L’isola è molto più piccola delle altre che abbiamo fin qui nominato, ma costituisce un serio pericolo per l’ecosistema marino della zona.
Isola di plastica in Italia: l’ammasso tra l’Elba e la Corsica
Proprio in questi giorni anche nel Mar Tirreno è stato scoperto un grande ammasso di plastica, un’enorme isola che si estende per km e km. A rivelare la presenza di questa lunga striscia di rifiuti è stato Francois Galgani, responsabile dell’Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer (Ifremer) di Bastia, in Corsica. Proprio lui ha infatti raccontato che ciclicamente questo enorme ammasso di rifiuti giunge fino alle coste della Corsica spinto dalla corrente.
L’isola in questo caso è costituita principalmente di rifiuti monouso, come bicchieri, piatti e cannucce, che vengono smaltite male o peggio ancora lasciate sulle spiagge.
Le correnti presenti nel Tirreno sono però differenti da quelle degli Oceani e nella maggior parte dei casi questi agglomerati durano pochi giorni o poche settimane, per poi essere nuovamente disperse in mare. Un danno enorme per la biodiversità del nostro mare, che viene così inquinato da microplastiche, ingerite dai pesci e di conseguenza assunte poi dagli esseri umani.
Il problema è infatti proprio nel sedimentarsi di queste sostanze nei tessuti dei pesci e degli animali marini che poi giungono sulla nostra tavola.
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