Alcune spese vanno escluse dal computo del rapporto deficit/Pil. A dirlo è il n.1 dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio.
Le spese destinate ad istruzione, sanità e ricerca non devono essere conteggiate nel calcolo del rapporto deficit/Pil. È quanto ha detto oggi Luigi Di Maio, vicepremier del governo giallo-verde e Ministro dello Sviluppo.
Secondo quanto riferito dal n.1 del Mise, si tratta di spese che devono essere escluse dal calcolo del rapporto che, secondo i dettami europei, non deve superare la soglia dei 3 punti percentuali.
Di Maio: fuori dal calcolo istruzione, sanità e ricerca
“Va bene per alcune cose –ha detto Di Maio parlando del rapporto deficit/Pil- ma dal calcolo devono uscire le spese relative istruzione, sanità e ricerca", ha detto il Ministro nel corso di un’intervista a concessa a una trasmissione dell’emittente La7.
Già nei giorni scorsi, il rappresentante dell’esecutivo aveva ipotizzato una sforamento del 3% per reperire i fondi necessari al taglio della tassazione.
Al momento, per l’anno corrente, Palazzo Chigi stima un deficit al 2,4% della ricchezza prodotta.
Tria: Fiscal Compact è deflattivo
“«Credo che il Fiscal Compact vada superato perché è strutturalmente deflattivo». È quanto ha detto ieri il Ministro dell’Economia Giovanni Tria nel corso di un intervento al Canova Club di Roma.
Il fiscal compact riguarda le nuove regole comunitarie sulla disciplina di bilancio per gli Stati membri dell’Eurozona. Tra gli elementi più famosi, e contestati, comprende il vincolo al pareggio di bilancio, sanzioni da parte del Consiglio europeo nei confronti dei Paesi in deficit eccessivo e la riduzione del debito pubblico sotto al 60% del Pil.
Tria ha inoltre osservando come nell’Unione europea ormai si faccia «competizione fiscale aggressiva» come un tempo si faceva competizione con le svalutazioni valutarie.
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