Italia in stagnazione ma non in recessione. Nuovo taglio delle stime da parte del Fmi sul nostro Paese che, nel 2019, dovrebbe far segnare un incremento del Pil di poco sopra lo zero.
Un rallentamento pronunciato della crescita economica che però non sfocia in recessione dell’economia. Questo lo scenario che attende il nostro Paese secondo le stime contenute nel World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale.
Per l’istituto guidato da Christine Lagarde, che qualche giorno fa ha anticipato la pubblicazione dello studio (Fmi: Lagarde, outlook precario, ma non è in arrivo recessione), l’economia italiana nell’anno corrente metterà a segno un rialzo particolarmente modesto, dello 0,1%, mezzo punto percentuale in meno rispetto al WEO di gennaio e -0,9% rispetto a quello pubblicato ad ottobre 2018.
Il dato è in linea con quello che dovrebbe essere contenuto nella bozza del Documento di Economia e Finanza dell’esecutivo (DEF 2019: cosa prevede? C’è la bozza) e migliore del -0,2% stimato dall’Ocse.
La revisione delle stime di crescita implica anche quella del rapporto deficit/Pil, che dall’1,7 passa al 2,7%, e della view sull’andamento del debito, visto nel 2019 al 133,4% (134,1% nel 2020, 138,5% nel 2021). Nella bozza del Def, il rapporto debito/Pil è pronosticato al 132,7% includendo i proventi da privatizzazioni.
Fmi: Italia zavorra d’Europa
Per l’istituto con sede a Washington, il nostro Paese (insieme a Spagna e Francia) deve adoperarsi per riscostruire gradualmente “buffer fiscali per evitare che si riattivi la spirale negativa tra rischio sovrano e bancario e per garantire la stabilità”.
“Un periodo di rendimenti elevati potrebbe incrementare le tensioni che gravano sul comparto bancario, penalizzare l’attività economica e peggiorare la dinamica del debito”.
Il nostro paese, alle prese inoltre con una contrazione di investimenti e domanda domestica, rappresenta uno dei fattori responsabili dell’indebolimento dell’economia di Eurolandia.
Fmi: crescita di Eurolandia in rallentamento
Il dato relativo il Pil italiano nel 2019 sarà il minore di tutta la Zona Euro, zavorrata anche dal difficile momento attraversato dall’automotive tedesco, dalla Brexit e dalla debolezza della fiducia dei consumatori.
Per l’anno corrente, il Fmi si attende un Pil di Eurolandia in aumento dell’1,3% (1,5% a gennaio), mezzo punto percentuale sotto il dato 2018, meno 1% nel confronto con gli Stati Uniti e più, rispettivamente, 30 e 10 punti base rispetto a Giappone e Regno Unito.
Nel complesso, nel 2019 il Pil globale è visto in aumento del 3,3%, -0,2% rispetto a gennaio, mentre nel 2020 il dato è stimato al 3,6%.
Se le attuali stime scontano le attuali tensioni commerciali, rileva l’istituto con sede a Washington, una tregua prolungata potrebbe far ripartire la fiducia e spingere l’andamento dell’economia.
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