L’Italia si ritrova a fare i conti con chiusure drastiche: quale impatto sul PIL dopo questo drammatico mese di marzo? Le nuove stime le ha fatte Confcommercio.
PIL Italia: nuova scossa in arrivo dopo le chiusure commerciali di marzo?
Le stime aggiornate le ha fornite Confcommercio, che non ha esitato a prevedere un calo importante della crescita nazionale proprio nel terzo mese dell’anno. Il ritorno alle zone rosse quasi ovunque e a divieti molto stringenti avrà inevitabilmente delle severe conseguenze economiche.
Quali effetti sulla ripresa dell’Italia? Non buoni, considerando un sistema produttivo già fiaccato da un anno pandemico, con alcuni settori davvero al collasso.
Le novità sul PIL Italia da Confcommercio.
PIL Italia: quanto crollerà a marzo?
Confcommercio ha utilizzato una frase emblematica nel suo ultimo report per descrivere cosa sta succedendo in Italia in termini di crescita: “A marzo la ripresa economica resta un miraggio”.
Tradotto: non ci sarà nessuna ripresa in questo terzo mese dl 2021, che ha rivisto chiusure forzate di numerosi negozi e attività commerciali e di servizi.
Nello specifico, questa la previsione aggiornata:
“La ripresa economica rischia dunque un brusco stop nel mese di marzo per il quale si stima una riduzione del PIL del 4,7% su base mensile. Su base annua, il confronto con il mese iniziale della crisi porta, comunque, a una crescita del 7,3%.”
Al quadro già cupo si aggiunge l’improvviso stop delle vaccinazioni AstraZeneca, che rende molto fragile la stima di rilancio del PIL di circa il 4% nel 2021.
Per quanto riguarda le proiezioni del primo trimestre, si dovrebbe registrare un -1,5% del PIL rispetto all’ultimo quarto del 2020 e un -2,6% in confronto con i primi tre mesi dell’anno scorso.
Confcommercio: allerta per questi settori
Le chiusure di marzo, che arriveranno almeno fino a Pasqua, rischiano di soffocare settori chiave per l’economia italiana, che sono stati colpiti sin dall’inizio della pandemia.
Dagli studi di Confcommercio è massima allerta per turismo, servizi, abbigliamento. La nota chiarisce che:
“La filiera turistica, la mobilità ed i settori legati alla fruizione del tempo libero continuano ad essere i più penalizzati. Il protrarsi di riduzioni prossime o superiori al 50% da un anno rende sempre più difficile immaginare un’uscita dalla crisi, peraltro non immediata, che non implichi pesanti ripercussioni su questi settori con effetti che potrebbero durare più a lungo della crisi sanitaria.”
I dati di febbraio hanno evidenziato il crollo di servizi ricreativi (-69,3%), alberghi (-70%), ristoranti e bar (-37,8%), abbigliamento e calzature (-24,5%), carburanti (-21,2%).
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