I dati sulla crescita in Italia continuano a superare quelli delle potenze europee: l’industria del Belpaese ha fatto meglio di Germania, Francia e della media dell’Eurozona ad ottobre. I dettagli.
Italia: i dati sulla crescita dell’industria di ottobre sorridono alla crescita del nostro Paese.
Il settore manifatturiero italiano ha visto un’espansione più rapida il mese scorso, in controtendenza rispetto all’indebolimento generale nella regione a moneta unica.
I colli di bottiglia della catena di approvvigionamento e i problemi logistici hanno fatto impennare i costi di input e hanno ridotto la crescita dell’Eurozona, anche se è rimasta ampiamente al di sopra della linea di espansione.
In Italia, però, il balzo del PMI manifatturiero è stato evidente e maggiore delle potenze Francia e Germania: i dettagli, cosa aspettarsi?
Italia più forte di Germania e Francia: i dati sul settore manifatturiero
Dai dati aggiornati da IHS markit il 2 novembre è emerso che, le continue interruzioni causate dalla pandemia, insieme alla carenza di conducenti di veicoli pesanti hanno causato mancanze di prodotti e hanno lasciato le fabbriche in difficoltà per ottenere le materie prime di cui hanno bisogno.
Il quadro di incertezza si riferisce all’intera area dell’Eurozona. Tuttavia, proprio dai risultati dettagliati di martedì 2 novembre sono emerse differenze importanti tra i Paesi. E l’Italia ha mostrato una crescita record del manifatturiero, con il PMI a 61,1 dal precedente 59,7.
Il risultato è spiccato come il migliore dal mese di giugno e il terzo più elevato come mai è stato registrato.
L’economia italiana ha avuto un’espansione più marcata del previsto nel terzo trimestre come conseguenza diretta del tonfo subito durante la pandemia, quando il PIL italiano è crollato dell’8,9% e ora è sulla buona strada per crescere di oltre il 6%, come ribadito dallo stesso Draghi.
Le promesse di investimenti e riforme del PNRR e la Legge di Bilancio da 30 miliardi del 2022, comunque, stanno costruendo un clima di grande fiducia nei confronti del nostro Paese, complice la figura di Draghi così autorevole e, finora, capace di evitare strappi definitivi nella maggioranza.
Secondo Lewis Cooper, economista di IHS Markit, l’Italia, che sta beneficiando di un ampio stimolo fiscale e di un allentamento dei limiti del coronavirus, potrebbe però presto affrontare ostacoli simili alle altre grandi economie.
Nella sua nota, infatti, ha ricordato che “con l’aumento della domanda di input in tutto il mondo, potremmo vedere i vincoli di offerta avere un impatto più significativo sulle prestazioni del settore manifatturiero italiano prima della fine dell’anno.”
Da evidenziare che Francia e Germania non hanno brillato nei dati PMI di ottobre, con la prima a 53,6 (poco sopra le attese ma più basso del precedente) e la seconda a 57,8, deludendo le stime. In Spagna, il risultato è stato di 57,4, al di sotto delle attese.
L’andamento è ben visibile nel grafico IHS riportato da Bloomberg:
Secondo IHS i produttori della zona euro hanno segnalato un peggioramento della situazione delle supply chain in ottobre, con la crescita della produzione che è quindi bruscamente rallentata.
I tempi medi di consegna delle materie prime si sono allungati a un ritmo che ha superato il doppio in quasi un quarto di secolo di dati, poiché le aziende hanno riportato che la domanda ancora una volta supera l’offerta per un’ampia varietà di input e componenti.
Queste carenze hanno consentito ai fornitori di aumentare le loro tariffe e l’indice dei prezzi degli input è salito a 89,5 da 86,9, il più alto dall’inizio del sondaggio a metà del 1997.
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