Italia: la produzione industriale di aprile è crollata, ma alcuni settori hanno sofferto più di altri
Italia: la produzione industriale rilevata nel mese di aprile è crollata.
La conferma è arrivata nella mattinata odierna dall’Istat, che ha alzato il velo su flessioni a doppia cifra percentuale.
I dati, comunque, non sono certo giunti come un fulmine a ciel sereno. Nel mese di aprile il lockdown è entrato nel vivo e il tracollo della produzione industriale è stato inevitabile. Alcuni settori, però, sono stati decisamente più colpiti di altri.
Italia: il crollo della produzione industriale spiegato
Su base mensile, e dunque rispetto a marzo, la produzione industriale italiana è crollata del 19,1%, meno di quanto previsto dagli analisti (-24%); il tutto a fronte della precedente flessione del 28,4%.
Come si può osservare sul nostro Calendario Economico, poi, il dato su base annua ha registrato un tonfo del 42,5% che si è confrontato con previsioni a -40,0% e con il precedente -29,4%.
“Le misure di contenimento dell’epidemia di COVID-19 hanno determinato la forzata chiusura dell’attività di molti settori per l’intero mese, con effetti negativi rilevanti sui livelli produttivi”,
si legge nel report Istat.
I settori più colpiti
Come confermato dall’Istat, l’indice destagionalizzato mensile della produzione industriale è aumentato su base congiunturale solo nel comparto energetico e senza registrare progressioni di nota (+0,7%). Tracollo invece per comparti quali:
- beni intermedi: -24,6%
- beni strumentali: -21,8%
- beni di consumo: -14,0%.
Su base tendenziale, poi, le flessioni sono risultate ancor più marcate:
- beni intermedi: -46,0%
- beni strumentali: -51,5%
- beni di consumo: -39,8%.
- energia: -14%
A livello settoriale le industrie più colpite dal crollo della produzione sono state le tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-80,5%), quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto (-74,0%), le altre industrie (-57,0%) e quelle della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-56,3%).
Meno marcate invece le flessioni di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-6,7%) e di industrie alimentari, bevande e tabacco (-8,1%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti