Resta complesso lo scenario economico dell’Italia secondo le ultime stime del Centro Studi di Confindustria. In caso di stop all’import del gas russo, inoltre, la previsione è di un vero shock.
“Nel 2° trimestre 2022 lo scenario per l’Italia resta complicato”: così sintetizza la sua analisi sul prossimo futuro il Centro studi di Confindustria.
Nella elaborazione della congiuntura flash del 28 maggio, la fotografia nazionale ha mostrato una ripresa che arranca tra luci e ombre, con l’industria ancora colpita dai prezzi elevati e dalla scarsità delle materie prime.
In focus anche l’ipotetico ed estremo quadro che vede lo stop totale delle importazioni di gas russo: per l’Italia si tradurrebbe in uno shock. Quanto può perdere il Pil?
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La ripresa economica in Italia, tra luci e ombre
Nell’analisi di Confindustria aggiornata e pubblicata il 28 maggio, quello che appare più certo sulla situazione economica nazionale è l’instabilità.
I segnali che provengono dai dati e dal quadro mondiale sono, infatti, discordanti. Da una parte, “i costi delle imprese italiane restano appesantiti dai rincari delle commodity, amplificati dal conflitto, nonostante i parziali interventi del Governo”, con la fiducia delle imprese in ribasso e l’indice PMI di aprile in calo.
Secondo i calcoli, la produzione è diminuita dello 0,8% nella media del primo trimestre e la stima di aprile è di una caduta.
In miglioramento, invece, il comparto servizi, spinto dal calo dei contagi e dall’inizio della stagione del turismo. La fiducia nel settore cresce, ma quella delle famiglie è ancora valutata bassa e questo potrebbe smorzare i consumi.
L’occupazione italiana ha registrato un aumento di +0,6% nel primo trimestre e da gennaio ad aprile sono stati creati 260.000 posti di lavoro.
Per quanto riguarda l’export, arranca ma continua a reggere. Infine, Confindustria ha gettato un focus sui tassi di interesse: “a maggio il tasso sul BTP è salito di mezzo punto, a 2,95% in media.”
Si guarda con attenzione alle mosse della Bce, che dovrebbe terminare il programma di acquisto del debito e poi procedere al rialzo dei tassi. Tutto questo avrà ripercussioni sulle casse dello Stato italiano.
Senza gas russo, impatto shock per l’Italia
Con la crisi energetica sempre in primo piano da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Confindustria ha simulato gli effetti di un totale stop delle importazioni del gas russo per l’Italia.
Sarebbe uno shock: “l’eventuale blocco delle importazioni di gas naturale dalla Russia, principale fornitore dell’Italia negli ultimi anni, potrebbe avere un effetto molto forte sull’economia italiana, già indebolita...L’impatto totale sul PIL in Italia, nell’orizzonte 2022-2023, è stimabile in quasi un -2,0% in media all’anno.”
Si tratta di una stima che si traduce nella perdita di valore aggiunto nell’industria e nei servizi pari a 9 miliardi di euro per ciascun settore nel periodo di 12 mesi. Il calcolo è estrapolato dalla considerazione che l’Italia, in un caso così estremo, dovrebbe attivare il razionamento come da piano di emergenza, che include prima l’industria, poi i servizi, a seguire il residenziale, infine il sistema sanitario.
Confindustria specifica che, poggiando su una serie di ipotesi - consumi mensili ai valori del 2021; azzeramento dell’import di gas dalla Russia (29,1 mmc) e anche dal passo Gries (2,2 mmc) da giugno 2022; varie fonti alternative di offerta gradualmente disponibili entro il prossimo inverno (per un totale di 15,5 mmc), in base ai diversi accordi e progetti che l’Italia ha già avviato - tra aprile 2022 e marzo 2023 mancherebbe il 18,4% di gas per consumi.
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