Continua a svuotarsi Piazza Affari: dopo l’ultimo addio, quello di Astaldi, nei prossimi mesi dovrebbero salutare altre sei società.
Lo scorso gennaio ci aveva pensato la Consob a suonare l’allarme: troppe Opa, secondo i dati dell’autorità di vigilanza, sono state seguite da un delisting nel periodo 2007-2019. Una emorragia che Piazza Affari, già in fondo alla classifica europea per capitalizzazione di mercato rispetto al Pil, e a distanza siderale dal rampante mercato statunitense, dove le grandi banche fanno i salti mortali per preparare le Ipo delle new-entry, fatica ancora a frenare, come si evince dagli addii in serie di alcune società che esercitavano un peso non indifferente sui listini di Milano.
Piazza Affari, con i delisting in fumo €14 miliardi nel 2021
Pensiamo ad Astaldi, general contractor con base a Roma e recentemente confluito in WeBuild, che lo scorso venerdì ha salutato i mercati dopo diciannove anni, andando ad ingrassare le fila dei partenti edizione 2021, già ben nutrite con i titoli Ima, Massimo Zanetti, Astim, Creval, Panaria Group, Techedge e (dal prossimo 6 agosto) Carraro. Senza contare i pesci che non hanno abboccato, come Zegna, player del luxury potenzialmente in area Piazza Affari che ha tuttavia deciso di fondersi con una Spac e quotarsi di là dell’Oceano, a Wall Street.
Nei prossimi mesi, oltretutto, dovrebbero saltare il Rubicone altre sei società, Cattolica, Isagro, Sicit, Guala Closures, Retelit e Cerved, sebbene il Cda di quest’ultima ritenga ancora «non congrua» l’offerta avanzata dalla cordata di Pignataro. Se queste società dovessero effettivamente unirsi a quelle che hanno già salutato Piazza Affari negli scorsi mesi, allora Milano si ritroverebbe a fare i conti con una perdita complessiva in termini di capitalizzazione di mercato pari a circa 14 miliardi di euro.
Brilla il listino Aim Italia
Va invece in controtendenza, rispetto al resto della piazza, il listino AIM Italia dedicato alle Pmi a più alta crescita. Nel semestre il giro d’affari si è attestato a quota 5 miliardi, i ricavi sono cresciuti del 3% e la raccolta si è fermata a 5,8 miliardi. Finora, nel 2021, le matricole che hanno deciso di quotarsi sul listino sono state tredici, ma secondo gli analisti entro fine anno ci saranno altre 25 Ipo, portando il numero totale dei titoli da 148 a 173, con la capitalizzazione che dovrebbe così scollinare la soglia dei 9 miliardi.
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