Nella giornata di oggi la sterlina ha toccato quota 1,40 sul dollaro, sfiorando il livello più alto degli ultimi tre anni: i dettagli.
Continua a correre la sterlina: nella mattinata di oggi – venerdì 19 febbraio – la valuta britannica ha toccato quota 1,40 sul dollaro, sfiorando il livello più alto degli ultimi 3 anni. Un allungo, questo, che segue il trend rialzista di inizio settimana, quando la coppia GBP/USD tornò a scambiare a 1,39 dopo 33 mesi.
Dietro al ritmo tambureggiante della sterlina sul mercato dei cambi la debolezza del dollaro, i dati sul Pil snocciolati dalla Bank of England e la campagna vaccinale senza intoppi nel Regno Unito, sebbene il deficit britannico – 380 miliardi di dollari, record in tempo di pace – sia finito questa mattina sotto la lente degli analisti.
Sterlina a quota 1,40 sul dollaro
Nel braccio di ferro tra la sterlina e il dollaro, dunque, pesa soprattutto la debolezza del biglietto verde, tornato ad indietreggiare dopo i dati economici deludenti di ieri relativi al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, con 861.000 cittadini statunitensi senza lavoro, in sensibile rialzo rispetto alle stime Dow Jones.
Poi, aldilà della Manica, c’è tanta carne al fuoco: la sterlina a quota 1,40 sul dollaro è infatti una risultante di quel groviglio di fattori rialzisti che continuano a promuovere la valuta nazionale sul mercato dei cambi, non ultima la vaccinazione a passo sostenuto che suggerisce una rapida ripresa dell’economia britannica – dopo il tonfo sordo del 2020, picco negativo degli ultimi trecento anni – e che mette in imbarazzo i principali partner continentali, da settimane alle prese con il dietrofront delle Big Pharma sulle quote delle forniture vaccinali.
Non solo. Un assist è arrivato anche dalla Bank of England, che sul finire della scorsa settimana ha snocciolato dati incoraggianti sul Pil britannico nel Q4 2020: negli ultimi tre mesi dell’anno l’economia del Regno Unito ha infatti registrato un rimbalzo dell’1% contro lo 0,5% delle stime della vigilia, scongiurando così una recessione «double dip», e nella stima flash dell’indice PMI di oggi si prospetta un rallentamento della contrazione del settore dei servizi e una ulteriore crescita di quello manifatturiero a febbraio, dopo il crollo dello scorso mese.
Non solo buone notizie, però: sulla sterlina aleggia ora quel deficit pubblico monstre – a quota 380 miliardi di dollari – favorito dagli oltre 420 miliardi che Londra si è ritrovata ad iniettare nell’economia britannica per contenere gli effetti della crisi pandemia.
Una pressione, questa, destinata a durare: la ripresa è lontana, e il cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak dovrà estendere ancora i sussidi per i lavoratori costretti al congedo, prossimi alla scadenza.
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