Le bugie sulla Grecia in due grafici

Luca Pezzotta

04/07/2015

Confusione delle notizie sulla Grecia pre-referendum: vediamo in modo semplice perché la Grecia non è così “colpevole” come i creditori e l’opinione pubblica credono.

Le bugie sulla Grecia in due grafici

Nella trattativa con i creditori, alla fine, Alexis Tsipras ha stabilito di rimettere la decisione alla volontà degli elettori greci indicendo un referendum per domenica 5 luglio e schierandosi, poi, apertamente per il no (OXI) all’accordo proposto alla Grecia che punterebbe tutto, ancora una volta e tanto per cambiare - anche un po’ per farla breve - sull’austerità.

Indipendentemente dai risultati del referendum e di quello che succederà nel fine settimana, ciò che si vorrebbe far notare e che interessa adesso, è che ancora una volta quella che sta passando, o si vorrebbe far passare, sui mass media “di casa”, è l’immagine di una Grecia allo stremo che però si è cercata e meritata le sue pene, a causa di quelle che sono, allo stesso tempo, colpe varie e solite; e che quindi trova la ragione del “contrappasso” presente in una sorta di espiazione delle colpe passate.

Da qui poi, passare alla solita retorica di come i greci abbiano vissuto al di sopra delle proprie possibilità, abbiano troppi dipendenti pubblici, vadano in pensione troppo presto e con pensioni troppo alte, lavorino poco ecc., è abbastanza semplice, breve e fin troppo invalso. Peccato che nei fatti, la solita vuota retorica sull’indolenza dei greci, venga poi successivamente e puntualmente smentita dai dati riportati in articoli, che si possono trovare in rete, basati precipuamente su veri fact checking piuttosto che su mere posizioni ideologiche.

Tra le varie colpe che vengono addossate ai greci, nelle colorite espressioni utilizzate ultimamente, che probabilmente hanno l’obiettivo di far passare i diktat della Troika (scusata, delle Istituzioni), come delle opzioni o richieste comunque “a favore e per il bene” del popolo greco stesso, una è quella di non aver fatto “i compiti a casa”.

L’espressione è di per sé abbastanza vaga e potrebbe riferirsi sia al fatto di non aver implementato delle riforme strutturali sufficienti, sia a quello di non aver sistemato i conti, sia ad altro.
Prenderemo l’espressione non aver fatto “i compiti a casa” relativamente alla sua valenza con riguardo a quello che l’Europa ed i suoi trattati hanno chiesto a tutti gli Stati: il consolidamento fiscale.

Da questo punto di vista, se i compiti a casa corrispondono ad un consolidamento fiscale la Grecia non ha fatto poi così male, anzi.
Infatti, proprio un grafico con dati del FMI e Ameco – sotto – riporta il consolidamento fiscale di alcuni paesi europei dal 2010 (inoltrato) al 2014.

La Grecia non ha fatto i compiti a casa? E allora come mai è il paese con il maggiore consolidamento fiscale in percentuale del PIL? Infatti, la Grecia ha raggiunto il miglior risultato nel miglioramento del saldo primario, corretto per il ciclo, a ben il 17,5% del PIL in pochi anni.

Ma non è tutto. La Grecia non ha solo avuto il maggior miglioramento del saldo primario in percentuale del PIL e, quindi, anche il maggior consolidamento fiscale; ma è anche quella che ha avuto il maggiore tasso medio di miglioramento del saldo primario in percentuale del PIL per anno: con una media del 4,4% del PIL per anno.

Pertanto, la Grecia non è solo quella che ha avuto il maggiore consolidamento fiscale in relazione al PIL, ma è anche quella che lo ha avuto più velocemente, sempre in relazione al PIL. Non solo ha fatto più compiti a casa degli altri, visto il maggior miglioramento del saldo primario, ma li ha fatti anche più velocemente.

Quindi, per tirare le fila, anche in questo caso sembrerebbe che qualora l’espressione fare “i compiti a casa”, in relazione alla Grecia, fosse usata in generale riferendosi ai suoi conti, ed in particolare al suo consolidamento fiscale, potrebbe essere tranquillamente detta “fuori luogo”, oppure usata impropriamente.

Se a questo aggiungiamo i vari fact checking sulle altre presunte colpe dei greci, che si possono ormai trovare abbastanza agevolmente in rete, rileviamo che quello che sentiamo ripetere tutti i giorni, sulla Grecia e sui greci, è il risultato di una sorta di “qualunquismo” nell’informazione che prescinde dai dati reali.

Infine, la Grecia ha comunque fatto meglio e più velocemente di tutti il consolidamento fiscale, ma i disastrosi risultati delle politiche che le sono state imposte sono, pure quelli, sotto gli occhi di tutti, senza possibilità di smentita. Nonostante questo le si vorrebbe imporre, ancora ed ulteriormente, di proseguire su una strada che non porta da nessuna parte ed anzi peggiora le cose, tramite provvedimenti che sacrificano, come sempre, la sua popolazione. Tutto questo non ha senso, soprattutto considerato il fatto che i “prestiti” alla Grecia, se paragonati alla liquidità messa a disposizione del sistema bancario, sono veramente “quattro soldi”.

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