Goldman Sachs ottimista sulla crescita economica mondiale del 2018, che prevede al +4,0%. Tra i rischi le elezioni in Italia e la Corea del Nord.
Goldman Sachs ha appena pubblicato il suo Global Economics Outlook per il 2018, dove dipinge i possibili scenari attesi per il prossimo anno sull’economia mondiale.
La performance economica mondiale sta superando la maggior parte delle attese, situazione che non si verificata ormai dal 2010, e Goldman sembra convinta che la crescita sia destinata a proseguire nel corso del 2018. Le previsioni per il PIL mondiale nel 2018 sono state riviste al rialzo al 4,0% contro il +3,7% del 2017, e i miglioramenti sono attesi sul fronte generale, sia da parte delle economie sviluppate che dai mercati emergenti.
Il grafico 1 mostra che la crescita dei Paesi G7 ha battuto il sondaggio di Bloomberg sulle previsioni degli economisti per la prima volta negli ultimi sette anni, mettendo un freno all’abitudine degli esperti di rivedere al ribasso le stime sul PIL nel corso dell’anno.
La crescita continuerà nel 2018
Grazie alle condizioni finanziarie agevolate ancora in calo e al supporti delle politiche fiscali, l’istituto statunitense si aspetta un’ulteriore e forte espansione dell’economia mondiale nel 2018. Come mostra il grafico 6 e come anticipato, GS si aspetta un PIL in crescita del 4,0% il prossimo anno, ben al di sopra delle aspettative dei competitors. La crescita appare distribuita: Stati Uniti (PIL +2,5%), Eurozona (PIL +2,2%) e Giappone (+1,6%). Il Regno Unito è il peggiore della classe tra le economie sviluppate, con una crescita di solo l’1,3% nel 2018 a causa dell’aumento dell’inflazione che pesa sulla crescita salariale e sui consumi.
Un caso particolare sono le previsioni per l’Italia, con un PIL del +1,1% nel 2018 secondo Goldman Sachs, l’unico caso in cui sono più basse rispetto al consenso generale (+1,2%).
Le previsioni sono positive anche guardando ai mercati emergenti, con le dovute differenze da Paese a Paese. Goldman è ottimista su India e Russia, dove la crescita sta prendendo il posto della recente debolezza. Anche il Brasile dovrebbe continuare a migliorare. La Cina, invece, è vista in difficoltà.
Produttività solida
In ripresa anche il lato dell’offerta: la crescita della produttività sta già mostrando segnali di rimbalzo rispetto alla tendenza registrata dopo la crisi. Tuttavia, le riserve inutilizzate stanno diminuendo rapidamente, in alcune economie avanzate, compresi gli Stati Uniti, alcune di queste sono già esaurite.
Per questo motivo la domanda non è più se la produzione riuscirà a superare il potenziale, ma di quanto lo farà. Scenario opposto nell’Europa periferica, tra cui l’Italia, che ha bisogno di una crescita forte e prolungata per diversi anni per riuscire a tornare alla piena occupazione.
Il nodo dell’inflazione
Una domanda destinata a tornare anche il prossimo anno è: perché se il gap della produzione si è ristretto, l’inflazione armonizzata è ancora così lenta? L’analisi di Goldman Sachs individua la risposta soprattutto sull’attuale dinamica delle importazioni e dei prezzi delle materie prime: la debolezza che continua a perdurare compensa l’impatto relativamente piccolo (benché statisticamente molto significativo) del rallentamento fino ad ora.
Nel 2018 è probabile che questi effetti passeggeri diminuiscano, Goldman prevede infatti un graduale aumento dell’inflazione armonizzata mondiale, sebbene a livelli ancora al di sotto dei target fissati dalla Fed.
Se l’inflazione riuscirà a riprendere slancio, la forza ritrovata potrebbe presto apparire addirittura “eccessiva” davanti agli occhi di alcune banche centrali, che necessitano di rallentare la crescita fino a un tasso tendenziale per prevenire un surriscaldamento - e di conseguenza dei rischi maggiori in futuro.
Le banche centrali
La banca statunitense prevede che la Fed seguirà una linea molto più aggressiva e rialzista rispetto a quanto il mercato stia prezzando attualmente - situazioni simili sono presenti in Svezia e in Australia. La BCE e la Bank of Japan, invece, secondo Goldman Sachs dovrebbero rimanere dovish e caute nel corso del 2018.
Per il momento, un rialzo dei tassi Fed più veloce del previsto non sembra avrà un peso significativo sulla crescita dei Paesi sviluppati, dove la divergenza delle politiche monetarie divergenti in genere ha delle ricadute limitate in termini finanziari. E nonostante l’impatto sulle economie emergenti potrebbe essere più significativo, Goldman Sachs ritiene che i recenti aggiustamenti strutturali abbiano fanno diventare le economie emergenti più resistenti rispetto al contesto storico dei precedenti cicli di normalizzazione della Fed.
I rischi nel 2018: le elezioni in Italia
I maggiori rischi a breve termine per le prospettive di crescita nel 2018 sono probabilmente politici, dal futuro del NAFTA alle elezioni in Italia fino al rischio di un conflitto militare nella penisola coreana.
I negoziati sul NAFTA continuano ad essere difficili e l’amministrazione Trump potrebbe presto annunciare il suo intento ritirarsi qualora i colloqui non portassero ad un accordo entro l’inizio del 2018. Le implicazioni complessive per l’economia degli Stati Uniti probabilmente sarebbero modeste, ma il commercio USA-Messico potrebbe venir colpito in modo sostanziale e alcune industrie potrebbero dover affrontare delle interruzioni della produzione - soprattutto quelle appartenenti al comparto automobilistico.
In Europa, l’impatto di una vittoria populista alle elezioni italiane nel 2018 potrebbe essere duro e scatenare un effetto domino. I sondaggi indicano un forte sostengo al Movimento 5 Stelle, ma la previsione di Goldman Sachs vedono la creazione di un’ampia coalizione che non metterà in discussione l’appartenenza dell’Italia all’UE o all’euro.
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